Ville venete e corruzione la colpa finisce sul morto

Colpo di scena al processo per i rimborsi truffa sui restauri pagati dalla Regione  Brancaleoni davanti al giudice ci ripensa: «I soldi me li aveva dati Fracasso»
Villa Soranzo a Fiesso
Villa Soranzo a Fiesso

MIRA. «Ho preso 5.000 euro da Carraro», disse nel 2012 Marco Brancaleoni, al tempo responsabile del servizio tecnico dell’Istituto regionale delle ville venete, sentito dalla pm Paola Tonini poco dopo l’arresto. Il riferimento era ai soldi che avrebbe ricevuto come mazzette da Bruno Carraro, imprenditore di Aviano proprietario di villa Menegozzi Brazzodoro, per ottenere i finanziamenti per il restauro della dimora storica. Ma ieri, sentito nel corso del procedimento per le spese gonfiate per i restauri delle ville venete, Brancaleoni (che ha già patteggiato 2 anni per corruzione e truffa ed è stato condannato anche dalla Corte dei Conti) ha cambiato le carte in tavola. «Non ho mai ricevuto quei soldi da Cararro, me ne ero reso conto qualche tempo dopo controllando bene i miei appunti. Ma non lo avevo più riferito alla pm». A processo con le accuse di corruzione e truffa sono rimasti l’imprenditore pordenonese Bruno Carraro e Stefano Guzzonato di Fiesso, tecnico di fiducia dell’imprenditore Oreste Fracasso, ex presidente degli industriali di Venezia e proprietario di villa Soranzo a Fiesso. C’era anche quest’ultimo tra gli imputati ma è morto ad aprile 2017, tanto che ieri la presidente del collegio Savina Caruso ha pronunciato sentenza di non doversi procedere.

Nel corso della sua deposizione, Brancaleoni ha riservato anche un altro colpo di scena. Nell’interrogatorio durante le indagini aveva riferito alla pm che il geometra Guzzonato non sapeva come compilare le domande per ottenere i contributi per il restauro della dimora storica del suo cliente. E per questo si era rivolto a Brancaleoni per un aiuto. «Avevamo stabilito 5.000 euro. Così poi lui ne chiedeva 10mila a Fracasso». Ieri il cambio di versione: «I soldi me li ha dati Fracasso». ll che significa scaricare la responsabilità su una persona deceduta, “salvando” Guzzonato. Soldi, questi, che stando ai racconti fatti in aula sarebbero stati consegnati in una busta chiusa da Fracasso direttamente a Brancaleoni, alla presenza di Guzzonato. È stato lo stesso Guzzonato, che ieri si è sottoposto all’esame dell’imputato, a raccontare: «Ho chiamato Brancaleoni perché avevo difficoltà a compilare la domanda per i contributi. Lui è passato in ufficio, mi ha lasciato degli stampati da compilare e ha verificato i documenti che avevo già preparato. Non ero a conoscenza di somme di denaro date a Brancaleoni. Ero presente alla consegna della busta ma non ho visto cosa c’era dentro... Ho immaginato. Dopo qualche giorno ho chiesto a Fracasso cosa fosse quella busta. Mi ha detto: “Lascia stare, va bene così, sono accordi tra me lui. Volevo liberarmi del soggetto perché è insistente e dà fastidio”». Prossima udienza il 15 giugno per i testi della difesa.

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