Villaggio sinti, degrado e casette vuote

Su 38 totali 14 sono disabitate, alcune sono distrutte. Erba alta e cumuli di ferro vecchio. 30 mila euro da pagare all’Enel
Di Marta Artico
Foto Agenzia Candussi/ Morsego/ via del granoturco, Favaro Veneto/ sopralluogo al campo Sinti.
Foto Agenzia Candussi/ Morsego/ via del granoturco, Favaro Veneto/ sopralluogo al campo Sinti.

Erba alta, cumuli di ferro vecchio accatastati, casette chiuse con porte e finestre sbarrate. Più di sei fa l'unità abitativa numero cinque all'entrata del villaggio di via Del Granoturco, aveva accolto politici e giornalisti, che si erano recati a vedere le nuove residenze dei cittadini sinti: minimaliste, funzionali, qualcuno aveva anche fatto avere alla famiglia che vi abitava e che si era lamentata, una stufetta a pellet.

Oggi di quella casetta non rimangono che i serramenti e la struttura malconcia: i suoi occupanti, il cui nome è finito spesso sui giornali, sono agli arresti domiciliari in un'altra regione, il mobilio non c'è più, nel giardinetto solo rifiuti e dietro l'abitazione automobili abbandonate e resti di camper bruciati. Dell'insediamento di via Vallenari (il trasloco nel villaggio avvenne a fine novembre 2009) non si sente parlare da un pezzo, è come se fosse svanito nel nulla. Ieri mattina i residenti hanno sbarrato gli occhi quando hanno visto arrivare il vicesindaco Luciana Colle e gli assessori rispettivamente all'Ambiente, Massimiliano De Martin, alla Sicurezza Giorgio D'Este e al Patrimonio, Renato Boraso. Il sindaco, Luigi Brugnaro, ha chiesto una ricognizione dettagliata dello stato del villaggio sinti di via Del Granoturco. E così si ricomincia daccapo a spulciare tra le carte, cercando di ricomporre lo stato dei fatti grazie ai funzionari degli uffici competenti. Per certo si sa che delle 38 unità abitative, 14 sono vuote (o almeno dovrebbero esserlo). La maggior parte perché la famiglia occupante ha avuto problemi con la giustizia, o perché i moduli sono stati danneggiati dagli stessi per rivendicazioni e faide. Qualcuno però ha provato ad allargarsi o a occupare le casette, che sono state chiuse.

«Siete venuti per darci qualche cosa? Una mano?», domandano donne e uomini. La vicesindaco chiede perché ci sono bambini in giro, perché non sono a scuola. «Avevate mal di pancia?» domanda con gentilezza. Paolo, uno dei capi e portavoce, assicura che a scuola ci vanno tutti.

All'entrata del villaggio la centrale Enel, con le bollette ancora sigillate nelle cassette, i solleciti in bella vista chiusi anche quelli. Da mesi. Le utenze - emerge - fino ad aprile 2013 erano a carico del Comune, dal primo maggio dello stesso anno sono in capo agli abitanti, che non le pagano per certo da 18 mesi. Gli arretrati però, non sono stati saldati e i bollettini (destinati ai non esenti) venivano pagati solo se a portarli erano gli operatori. Ci sono poi 30 mila euro, sempre Enel, mai pagati e in carico al Comune. Gli abusi edilizi, sono in secondo piano, i problemi sono altri ora. Il ferro vecchio, pare sotto sequestro, è ammucchiato qua e là, De Martin ha promesso di farlo portare via. «Fino ad oggi ci siamo interessati del villaggio in modo relativo», commenta Colle, «adesso dobbiamo capire le esigenze degli abitanti, alcuni vogliono trasferirsi in abitazioni, altri no. Ci sono nuclei dignitosi, altri che non ho aggettivi per descrivere. Fosse per me io avrei un'idea mia per riqualificare la zona, inserirei i residenti in abitazioni e qui realizzerei un villaggio per anziani e giovani coppie perché i soldi spesi è peccato buttarli, ma non abbiamo i finanziamenti».

«Riscontro una situazione degradata», commenta Boraso, «ho l'amaro in bocca nel vedere alcune casette disintegrate, quanti soldi ci vorranno per rimetterle a posto? Prendiamo atto della quantità di moduli vuoti e che da due anni nessuno si occupa del villaggio, e non è che noi abbiamo chiuso gli uffici comunali, sono sempre rimasti aperti».

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