Villa Heriot divisa a metà Iveser salvo, Uia in vendita
Dopo le proteste di settembre, il subcommissario Scognamiglio aveva promesso: «Si è trattato di un refuso, non venderemo Villa Heriot, sarà tolta dal piano delle alienazioni».
Invece giovedì i tecnici dell’ufficio Patrimonio del Comune si sono presentati nello splendido complesso liberty della Giudecca, con planimetrie, mappali e metro alla mano. Obiettivo, tracciare il percorso del recinto che, tagliando in due il giardino, separerà le due ville del complesso con affaccio sulla laguna: perché il “refuso” è stato corretto solo per quanto riguarda l’edificio che ospita l’Iveser-Istituto di studi sulla resistenza, togliendo il mappale 118 dall’elenco dei “Beni immobili non strumentali suscettibili di alienazione nel 2015”. Nella lista - delibera 430, corretta e approvata dal commissario Zappalorto - sono invece rimasti alienabili i mappali 116 e 124. Che non sono solo numeri, ma splendidi beni pubblici e realtà attive e ben vive: uno si riferisce all’edificio che ospita l’Uia, l’Università internazionale dell’arte; l’altro al giardino con palestrina della vicina scuola materna. La visita dei tecnici del Patrimonio per separare la proprietà ha messo in allarme gli interessati.
«Nell’incontro in Comune, insieme ai vicini dell’Iveser, il commissario ci aveva assicurato che la vendita di villa Heriot era un refuso: invece poi lo shock di scoprire che il complesso è stato diviso, la nostra sede è sempre in vendita, come il giardino della scuola materna», commenta Andrea Erri, manager della Fondazione Cini e presidente (a titolo gratuito) dell’Uia, fondata dallo storico dell’arte Giuseppe Mazzariol nel 1969, dopo le devastazioni dell’alluvione del 1966 e che da allora prepara con un corso triennale tecnici del restauro (45 studenti, 15 diplomati l’anno) che hanno collaborato in centinaia di cantieri di musei e soprintendenza. Nel suo cda siedono Cini, Ateneo Veneto, Querini Stampalia, Fondazione Levi e da quattro anni - con il sostegno economico costante della Regione - il bilancio è in pareggio. Per l’affitto, Uia paga 10 mila euro l’anno: ma la concessione è scaduta a settembre. Le voci dicono che ci siano già acquirenti nel settore alberghiero, per un affare da 10 milioni di euro.
«Lavoriamo nel settore del no profit con grande impegno, formando tecnici del restauro con grandissima professionalità, tanto che possono poi proseguire negli studi del corso di laurea di Ca’ Foscari, con già crediti acquisiti: equilibrio tra bene pubblico e gestione manageriale», racconta accorato e preoccupato Erri, «nessuno ci dice niente, eppure tutto si muove. Si continua a vendere bomboniere del patrimonio pubblico, ma ci difenderemo fino in fondo».
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