«Vietato bere vino al di fuori dei plateatici». Daspo a Venezia, è bufera

Fanno discutere le nuove regole fissate dalla giunta Brugnaro. Scano (M5S): «Così ci facciamo ridere dietro da mezza Italia»
Interpress/Gf. Tagliapietra. Turismo. L'assessore Paola Mar incontra gli stewart in Piazza San Marco.
Interpress/Gf. Tagliapietra. Turismo. L'assessore Paola Mar incontra gli stewart in Piazza San Marco.

VENEZIA. Chi si siede sugli scalini del ponte o beve un prosecco dopo le 19 «al di fuori dei plateatici» rischia di essere espulso dalla città. E così chi si bagna i piedi in canale e chi si stende su una panchina.

Alcune conseguenze clamorose del nuovo regolamento di polizia urbana approvato dalla giunta, che adesso dovrà andare alla discussione delle commissioni e del Consiglio comunale. Ai divieti già esistenti nel Regolamento che risale agli anni Ottanta viene adesso aggiunta la sanzione aggiuntiva del Daspo, prevista dalla legge Minniti. Vale per i reati più gravi, come il traffico degli stupefacenti, ma anche per il «decoro urbano».

E in teoria viene applicato anche ai residenti. Si dà dunque ai vigili il potere di comminare sanzioni in qualche caso sproporzionate. Lungo l’elenco delle infrazioni che «per tutelare il decoro dei centri abitati» saranno sanzionate con il Daspo urbano. Chi «esegue la pulizia personale in luoghi pubblici» e chi «espleta i propri bisogni fisiologici». Ma anche «chi consuma alimenti e bevande intralciando la circolazione pedonale».

Fenomeno diffuso dopo l’apertura di molti take away e pizzerie. Si può essere cacciati dalla città anche se si «utilizzano contenitori di vetro al di fuori dei plateatici» e ci si sdraia sulle panchine. Chi si tuffa e chi «sosta all’interno dei parchi e dei giardini in orario di chiusura». Oltre a chi campeggia, chi esercita «meretricio» o organizza addi al celibato. E chi infine «svolge mestieri girovaghi come fotografo, mascheriere, arrotino, lustrascarpe, se non autorizzato». Un elenco ricopiato dal regolamento vigente. E forse un po’ datato, fatto di mestieri ormai scomparsi.

Provvedimento salutato con entusiasmo dalla maggioranza. E attaccato duramente dalle opposizioni. «Regole da Rambo, stile Gentilini», dice Felice Casson, «che non risolvono niente. Si punisce in modo esagerato il bambino che mette i piedi in acqua. Ma l’emergenza turismo resta intatta. Non c’è visione su come uscirme».

Davide Scano (Cinquestelle): «Mi chiedo se veramente, vogliamo farci ridere dietro da mezza Italia», dice, «com’è successo già per il regolamento sul vestiario, trucco e pettinature della Polizia locale. Immaginare il cosiddetto Daspo per uno che si è sdraiato sulla panchina della fermata del bus o perché ha messo i piedi in acqua in un canale di Venezia significa soltanto rendere più lenta e inefficiente la macchina comunale con nuovi passaggi burocratici». C’è anche chi dubita che inasprendo le norme si riesca a fermare un fenomeno alimentato dalle troppe presenze.

Come quello dei cortei di ubriachi, vietati da un’ordinanza lo scorso anno ma che continuano indisturbati a girare.

«Il sindaco annuncia che il Daspo verrà esteso anche a chi mette i piedi a mollo in canale», dice Nicola Pellicani, deputato e consigliere comunale del Pd, «o a coloro che mangiano un panino al di fuori dei plateatici. Francamente non so se il Daspo sia stato concepito per questo. In tal caso andrebbe applicato anche agli esercenti che mettono una sedia o un tavolino al di fuori del plateatico autorizzato. Chiaramente non penso sia pensabile applicarlo in alcuno di questi casi. È la solita tecnica. Noi siamo disposti al dialogo per affrontare i problemi del turismo. Ma per dialogare bisogna essere in due: il sindaco dialoga solo con se stesso».

Un regolamento che riprende anche il divieto di circolazione dei carretti – già in vigore – con l’introduzione della targhetta e dell’obbligo di ruote in gomma. E il divieto di esporre merce nelle aree centrali o di esporre i menu. Anche questo provvedimento in vigore e quasi mai rispettato.

C’è anche una parte che riguarda gli esercizi pubblici, con gli obblighi di tenere pulito il plateatico (anche questi ci sono già) e di raccogliere i rifiuti. In casi di particolare necessità il Comune può prevedere la limitazione degli orari di apertura e dei plateatici.

Un testo corposo, composto di 84 articoli e redatto dal comandante Marco Agostini. Che introduce anche nuove multe da 100 a 300 euro per chi limita la libera accessibilità a stazioni ferroviarie e dei bus. —


 

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