Viaggio in via Garibaldi: l’ultima Venezia a rischio estinzione. «Basta affitti selvaggi»
la città che cambia
In via Garibaldi ci sono ancora residenti e si cammina senza fare lo slalom tra i turisti, ma la situazione è al limite.
Se non si pone uno stop al proliferare di locali e all’affitto selvaggio ai turisti, si rischia di assistere a un film già visto: attività commerciali destinate ai mordi e fuggi in aumento e veneziani in calo.
Su un centinaio di attività presenti, una trentina sono bar o ristoranti (una buona fetta gestiti da egiziani e cinesi) e una quindicina gallerie o negozi di artigianato (poche fisse, molte aperte per la Biennale). Il resto si divide in diverse attività come due hotel più lo studentato dell’Esu di Maria Ausiliatrice, due ottici, due farmacie, un ferramenta, tre tabacchini, un paio di alimentari, un panetterie, due macellai, due fruttivendoli, un pescivendolo (uno ha appena chiuso), due agenzie immobiliari, un negozio di bomboniere, uno per animali, uno per vestiti per bimbi, un ferramenta (portato avanti da due giovani) e una grande Coop. Da poco hanno chiuso un negozio di scarpe, uno famoso di dolci e uno grande di vestiti. Al loro posto stanno già facendo lavori per attività di ristorazione.
La minaccia peggiore sembra essere l’intensa attività di affitto ai turisti. «Mi ricordo via Garibaldi con le tantissime bancarelle, ora a mio parere ci sono troppe persone che affittano a turisti e se si va avanti così non ci saranno più residenti» racconta Alberto Cancian di Radio Vanessa «Il mio desiderio è che le scuole Gozzi e Calvi rimangano aperte perché i giovani sono il futuro».
Eh sì perché in questi giorni via Garibaldi sta vivendo il suo momento d’oro, con tavolini ma i problemi arrivano quando la Biennale chiude. «Sono anni che chiediamo che uno dei tanti palazzi che vengono aperti in occasione della Mostra di Arte rimanga aperto sempre» spiega Lucio Bisutto, 69 anni, cantautore e proprietario del centenario ristorante Giorgione, ma soprattutto memoria vivente di via Garibaldi. «Non importa che sia della Biennale o del Comune, l’importante sarebbe che ci fosse un luogo culturale importante aperto anche dopo la Biennale».
Bisutto sostiene anche che ci vorrebbe un comitato di commercianti al fine di organizzare tutti insieme eventi o concerti, come quello degli anni Novanta con Claudio Silvestro e Gianni Terrin, Roberto Magliocco. «Molti veneziani se ne sono andati» racconta l’autore di brani come Le tettone della Marisa e Cancara «In Via Garibaldi ora ci sono turisti, ancora veneziani e un 25% della Via è stata ripopolata da extracomunitari che vivono spesso ai piani terra, dove ormai i veneziani non abitano più».
Il problema tra attività è che spesso non sono rispettate le differenze tra ristoranti e bar con la conseguenza che anche questo settore a volte è fuori controllo. Chi abita qui lamenta che non ci sia una libreria, un calzolaio, un negozio di vestiti o, come Martina Chiozzotto dell’edicola, degli spazi per i bambini nei locali.
La conseguenza è che si compra su Internet: se non ci sono servizi per gli abitanti la rete diventa l’unica soluzione. «Se non fanno qualcosa per aumentare la residenzialità tra qualche anno si rischia di vedere solo turisti» afferma il macellaio di Martellago Massimiliano Baldan, aperto dal 1991. «C’è ancora socialità perché si va a piedi, ma è troppo caro vivere qui». C’è chi invece sostiene che alla fine in via Garibaldi si sta bene e c’è lavoro, come i fratelli Fabio e Fabiè della storica osteria alla Rampa o Riccardo Baldo del locale avviato da decenni Alla Colonnette che dice che comunque c’è ancora spazio per conoscersi. «Sicuramente via Garibaldi è migliorata tantissimo dagli anni Ottanta» racconta Emanuela Novello del negozio di bomboniere «Tuttavia il tessuto cittadino è più fragile».
Per chi ci abita questo rischio è palpabile. Il conflitto latente che attraversa tutta la città è ben espresso dalla scritta “Tourist go home” alla fine di via Garibaldi (Fondamenta Sant’Anna 992/A), all’ingresso della mostra del corso di curatori della Galleria A+A (inaugurazione oggi alle 12). Handle with Care racconta attraverso disegni, foto e filmati il bisogno di Venezia di essere trattata con cura.
L’opera più intensa è un Abecedario realizzato con i ragazzi della vicina scuola media Calvi, a rischio di chiusura se i residenti continueranno a diminuire. —
Vera Mantengoli
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