«Via Querini è peggiorata il Comune deve aiutarci»
È rimasta chiusa per tutta la giornata di ieri la mensa di Ca’ Letizia, dopo che un ospite ha rotto la vetrata scagliandole contro una caraffa con forza. Anche oggi la mensa non sarà aperta, mentre tornerà a funzionare normalmente alla volta di domani. Prima dev’essere aggiustata la vetrata.
Non è il primo fatto spiacevole che ha costretto la San Vincenzo a chiudere i portoni al centinaio di persone (e anche di più), che tutti i giorni vi si recano per un pasto caldo, oltre che per i vestiti. Martedì, infatti, durante il turno serale, un ospite ha avuto uno scatto d’ira per futili motivi e ha infranto la vetrata. La persona che si è resa responsabile dell’atto, è stata denunciata alle forze dell’ordine. Un evento improvviso e imprevedibile. Resta il fatto che il direttore della San Vincenzo, Stefano Bozzi, deve pensare ai volontari e alla loro incolumità fisica.
L’episodio, in ogni caso, ha riportato al centro dell’attenzione il problema della mensa, mal sopportata, da qualche tempo a questa parte, dagli abitanti della zona. Perché si assomma ai disagi e al degrado. «La situazione non è per nulla migliorata. Tutt’altro, è peggiorata», spiega Fiorella Dalle Ore, portavoce del comitato, «con i responsabili della mensa non riusciamo a trovare un punto d’incontro, ed anzi, sembra che vogliano per forza spostare il problema sul piano personale. Abbiamo avuto un incontro, ma è come se non ci fosse stato. Ci dicono che dentro non si può bere, va bene, che ci sono delle regole e che noi non possiamo interferire. Allora se uno dei frequentatori beve un cartone di vino sotto i portici prima di andare a cena, questo forse va bene? Dove sono tutti i controlli? Abbiamo fatto delle proposte, ma ce le hanno bocciate tutte». Prosegue: «Da giorni ci sono camionette della polizia e dei carabinieri, perché ci sono risse. Finché si tratta dio piccole zuffe ok, ma se i problemi si ingrandiscono? Noi non interveniamo nella gestione della mensa e dei volontari, però riteniamo che ci debba essere uno spirito di collaborazione, perché la mensa è inserita in un contesto abitativo, è comodo dire dentro comandiamo noi, ma fuori? Non siamo in contrasto con nessuno, chiediamo attenzione a ciò che accade fuori. E sappiamo tutti che solo quando succede qualche cosa di grave, si agisce. Cosa dobbiamo aspettare». Chiarisce: «La mensa non si trova in un’oasi nel deserto, è inserita in un cotesto pubblico. La nostra libertà inizia dove finisce quella degli altri. Cosa dobbiamo fare?» Conclude: «Lanciamo un appello al Comune perché ci dia una mano a risolvere la situazione».
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