Via Piave, forzano l’auto in sosta e minacciano la famiglia derubata

Padre, madre e figlio si erano fermati a cena alla Vecia Posta: all’uscita hanno trovato la vettura con i vetri rotti e senza più la borsa nel bagagliaio. Poi un gruppo di stranieri li prende a bottigliate
Di Carlo Mion
MESTRE 28/05/2006 Via Piave controlli anticrimine Carabinieri....(C) Bertolin Matteo richiesto da MION MESTRE 28/05/2006 Via Piave controlli anticrimine Carabinieri
MESTRE 28/05/2006 Via Piave controlli anticrimine Carabinieri....(C) Bertolin Matteo richiesto da MION MESTRE 28/05/2006 Via Piave controlli anticrimine Carabinieri

MESTRE. Via Piave, terra di nessuno. Una famiglia di bellunesi si ferma a cenare in un’osteria e quando escono non solo trovano la loro auto con i finestrini rotti e senza la borsa riposta nel bagagliaio, ma devono anche scappare perché un gruppo di stranieri dell’est inizia a lanciare contro di loro delle bottiglie di vetro. È successo venerdì sera.

La famiglia bellunese si trovava a Mestre perché i genitori erano scesi a recuperare il figlio arrivato in treno da Ferrara dove studia all’Università. Sono quasi le 21 e i tre decidono di cenare a Mestre prima di ripartire alla volta di Belluno. Si ricordano di una trattoria vicino a via Piave, si tratta della “Vecia Posta” di piazzetta San Francesco. Con l’auto imboccano via Cavallotti e poi trovano da parcheggiare all’angolo tra via Buccari e via Felisati. Il ragazzo che ha poco più di vent’anni, scende con la borsa che aveva con sé durante il viaggio. All’interno ci sono documenti, materiale universitario, le chiavi di casa e altri effetti personali. La madre lo consiglia di lasciare la borsa nel bagagliaio dell’auto. E così avviene. I tre non conoscono la realtà di questa zona, la pericolosità e la poca sicurezza che esiste, soprattutto nelle ore notturne. Ma soprattutto non si rendono conto di una decina di stranieri dell’est Europa che stazionano, poco lontano. Stranieri che già a quell’ora hanno parecchio alcol in corpo. La famiglia bellunese quindi entra nell’osteria e si siede per cenare. Due ore dopo esce. I tre non arrivano nemmeno all’auto che si rendono conto, da lontano, che qualcuno ha spaccato i finestrini della macchina. Mille pezzi di vetro a terra. Aprono le portiere e scoprono che i ladri hanno rovistato ovunque e che è sparita proprio la borsa del ragazzo. Si guardano intorno. Il giovane si accorge del gruppo di stranieri che c’era anche prima. Fa per avviarsi verso di loro per chiedere spiegazioni. Una coppia di ragazzi gli grida di non farlo perché rischia di beccarsi una coltellata. Nel frattempo il padre inizia a telefonare a vari call center per bloccare carte di credito e bancomat, mentre la mamma chiama la polizia. È questione di attimi. Il ragazzo si avvicina al gruppo di stranieri per chiedere se hanno visto qualche cosa, per capire se loro sanno. Gli si fa incontro quello che sembra essere il “capo” e con aria di sfida gli chiede cosa vuole. Gli altri si mettono attorno al “capo” e in quel momento qualcuno lancia delle bottiglie verso il ragazzo. Bottiglie che s’infrangono ai suoi piedi. La mamma inizia a gridare e lo esorta a scappare.I tre sfortunati bellunesi devono scappare: salgono in auto e si allontanano con le portiere ancora aperte. Ieri la denuncia e parecchio tempo passato a far riparare l’auto e a far cambiare la serratura di casa.

Carlo Mion

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia