Via Miranese, in sella fra ostacoli e rotatorie-trappola
MESTRE. In un periodo di crisi economica sono sempre di più coloro che decidono di lasciare a casa l’auto e inforcano la bicicletta, soprattutto se i tragitti tra casa e lavoro sono relativamente corti. Girando per Mestre si incrociano sempre più ciclisti, in centro come sulle direttrici periferiche. Ma i percorsi urbani per le due ruote sono sempre praticabili e sicuri?
Abbiamo provato a verificare la situazione personalmente, partendo da via Miranese, che è forse la strada più trafficata di Mestre, con Castellana e Terraglio. Il primo impatto è con l’incrocio tra le vie Piave, Circonvallazione e Carducci, in mezzo alle auto. Nessuna delle strade, al quadrivio, presenta percorsi riservati.
Imboccata la Miranese ci si aspetta che, per la sua larghezza, prima o poi una ciclabile si materializzi sotto le ruote. Nulla. Fino ai piedi del cavalcavia della Giustizia non c’è traccia nemmeno di una linea gialla che separi anche solo visivamente la carreggiata.
Decidendo di proseguire sulla via principale, il primo vero ostacolo è però quello della rotonda davanti all’Amelia (foto), appena realizzata, che costringe i ciclisti a condividere la sede stradale con le auto, prima di intraprendere la faticosa salita del cavalcavia. Inspiegabile come nel riqualificare l’incrocio con via Trento e, qualche anno prima, il cavalcavia tanto stretto e ripido, non si sia pensato a un percorso protetto. Ma tant’è, e proseguiamo.
Sceso il cavalcavia, anche qui stesso problema: rotatoria appena realizzata e bici ancora in strada. Per prendere la ciclabile (foto) – che, va detto, ci porterà fino a Chirignago – bisogna buttarsi a sinistra e pedalare fino all’edicola.
Si passa sotto la Tangenziale e da qui si procede (foto), condividendo la sede stradale, per un lunghissimo tratto, con le auto. Pista segnata con striscia gialla e bianca, cartelli blu e bicicletta stilizzata pitturata sull’asfalto.
Fino in zona Valsugana si viaggia bene, i semafori rallentano quanto basta la velocità delle auto. Si arriva così alle porte di Chirignago, tra la trattoria Valsugana e il supermercato Cadoro. L’asfalto è fresco, e la segnaletica non ancora ripristinata. La strettoia del passaggio pedonale costringe le bici a invadere il marciapiede insieme ai pedoni.
La strada, oltre il vecchio passaggio a livello (da dove partirà la nuova pista tra Chirignago e Asseggiano, foto) si allarga, ma le righe della pista spariscono. Non si distingueranno più tra bianche, gialle o cancellate fino all’incrocio con via Trieste, dove imbocchiamo gli ultimi venti metri di pista protetta.
Fino ai confini con Spinea la pista sparisce nuovamente, con il passaggio pericoloso di piazza San Giorgio (foto), stretta tra due parcheggi tanto da costringere i ciclisti, anche qui, a prestare moltissima attenzione alle auto e ai bus in transito.
Siamo arrivati: un percorso lungo e non privo di pericoli che Comune e Municipalità di Chirignago, assicurano, si impegnano a risolvere quanto prima. Nel frattempo, occhi aperti.
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