Via libera alla nuova stazione ferroviaria

Tra gli impegni assunti dal gruppo FS la riqualificazione degli spazi esterni. Il Pd: «Il disegno era migliorabile»

MESTRE. Più spazi pubblici all’aperto, l’istituzione di un apposito gruppo di lavoro tra Rfi, Sistemi Urbani e Comune per valutare le potenzialità della stazione come hub intermodale, l’inserimento tra gli impegni del gruppo FS la riqualificazione degli spazi esterni alla stazione, pubblici e pedonali.

Il consiglio comunale ha votato (21 sì, 8 contrari) ieri sera – non senza tentativi da parte delle minoranze di far tornare in commissione il documento - un maxi emendamento che recepisce le osservazioni delle commissioni consigliari all’accordo di programma relativo alla riqualificazione della stazione ferroviaria di Mestre e la realizzazione di una struttura di collegamento con Marghera.

L’emendamento, che fa proprie le migliorie emerse dal dibattito di questi giorni, assicura che sarà istituito a 60 giorni dalla firma dell’accordo, un team tra tutti i oggetti che valuti le potenzialità della stazione in quanto polo di servizi. Non solo: allega al “patto” gli impegni del gruppo FS in vista del restyling della stazione esistente, compresi i sottopassi; prevede che saranno aumentati gli spazi pubblici all’aperto, in particolare quelli pedonali, quantificato il beneficio pubblico dovuto da Sistemi Urbani al netto dello scambio patrimoniale delle aree.

Il maxi emendamento mette per iscritto, nero su bianco «l’impossibilità di aumento del volume attraverso il Piano casa rispetto alle indicazioni dell’accordo» e l’approdo della piastra sopraelevata nell’ambito dell’intervento urbanistico di via Ulloa. Il consiglio è iniziato con la richiesta del consigliere del Movimento 5 Stelle, Davide Scano, di blocco della delibera per la mancanza del parere della direzione Mobilità. Richiesta bocciata con tanto di spiegazione del dirigente.

Le minoranze hanno presentato una valanga di emendamenti, 18 solo quelli dei pentastellati, 9 quelli del Pd, 5 della Lega e poi gli altri. L’opposizione ha tacciato l’accordo di essere poco chiaro e fumoso per quel che riguarda la piastra di collegamento, ma anche in relazione agli spazi pubblici e agli alberghi previsti nelle due torri da 100 metri delle ex Poste, del palazzo di Sistemi Urbani e nella grande lottizzazione in via Ulloa. Polemico il consigliere Emanuele Rosteghin, secondo il quale l’accordo previsto dalla precedente amministrazione, prevedeva meno cemento: «Siamo tutti convinti che si debba riqualificare la stazione, crediamo però che si siano persi quattro anni, facendo un accordo peggiore di quanto previsto. Senza finanziamento la piastra rimane solo un buon proposito. In questo accordo non c’è una riga sulle soluzioni relative alla viabilità in sofferenza, così come non c’è nulla di concreto in merito alle richieste dei cittadini tra i due passaggi a livello della Gazzera».

Scano ha accusato l’amministrazione di non aver ascoltato i tassisti e di dar credito solo a «progettistici di società straniere che vogliono fare speculazioni immobiliari». «Alle domande di mobilità e di parcheggi» sottolinea «rispondiamo con la cubatura e con migliaia di posti letto, il che è abnorme».

«Con questo accordo» ha commentato il deputato Pd e consigliere Nicola Pellicani, «trasformiamo Mestre in dormitorio turistico: si producono finte varianti per vietare nuovi alberghi a Venezia e si realizzano centinaia di nuove stanze con nuovi edifici alla faccia delle mozioni per la difesa del consumo del suolo». De Martin ha risposto alle critiche, ribattendo che anche l’accordo dell’allora assessore Ferrazzi prevedeva strutture ricettive e che il maxi emendamento ha recepito richieste e migliorie. —




 

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