Via libera al concordato per il salvataggio di Vega
VENEZIA. Via libera dei principali soci (Comune di Venezia, Regione, Eni) del Parco Scientifico Tecnologico Vega Scarl di Marghera, al concordato preventivo che dovrebbe allontanare lo spettro del fallimento. Ma non dei maggiori creditori, che sono anche soci di minoranza di Vega Scarl, come la Cassa di Risparmio di Venezia e la Canal Grande srl, convocati ieri mattina in assemblea.
Il concordato preventivo messo a punto dall’amministratore delegato Tommaso Santini e il presidente Daniele Moretto e stato prima approvato con voto unanime dal Consiglio di amministrazione di Vega Scarl e ha avuto poi il via libera dell’85% dell’assemblea dei soci, i restanti si sono astenuti senza nascondere la loro perplessità, per non dire contrarietà, a un piano di rientro da un “buco” in bilancio di circa 15 milioni di euro dei quali 9 milioni di euro sono debiti con le banche e per più della metà vantati dalla Cassa di Risparmio di Venezia che figura tra i soci della Scarl con una quota del 3,2 %. Successivamente si è riunito prima il Cda per l’approvazione formale del piano alla presenza del notaio come prescritto dalla legge, il piano stesso, che sarà depositato al Tribunale di Venezia nei prossimi giorni il quale dovrà dare il suo parere vincolante dopo aver sentito i creditori di Vega, compresi quelli che sono anche soci e si sono astenuti. Una nota dell’amministratore delegato Santini, spiega in sintesi che «il piano del concordato approvato prevede il pagamento integrale dei creditori chirografari, oltre ai privilegiati e la continuazione dell’attività aziendale accompagnata da un significativo processo di riorganizzazione, peraltro già avviato».
Già nei mesi scorsi, Vega ha chiuso il contratto con una società privata che gestiva la fornitura di energia (tradizionale e con fonti rinnovabili come i pannelli fotovoltaici installati sopra i parcheggi), sostituita dalla municipalizzata del Comune, Veritas spa che è diventata socia del Vega con una quota del 5%. La forniture di energia elettrica pesavano più del dovuto sulla «spese condominiali» a carico di Vega che comprendono anche la gestione della viabilità interna, la manutenzione delle aree verdi e perfino la carta igienica delle toilette. Stando alla nota stampa dell’amministratore delegatio «il soddisfacimento dei creditori avverrà realizzando la vendita di alcuni immobili, appositamente destinati, in un tempo previsto di quattro anni». Un’ipotesi, quest’ultima, fin troppo ottimistica secondo gli stessi creditori di Vega che in assemblea hanno lamentato «una soppravalutazione dei prezzi di vendita» determinati da perizia affidata a caro prezzo ad un istituto specializzato e le «difficoltà del mercato immobiliare» praticamente paralizzato dopo lo scoppio della crisi del 2008 che dura tutt’ora e chissà per quanto ancora.
Sui rimanenti immobili Vega dice di voler «proseguire la fornitura ad aziende innovative di spazi e di servizi Ict» compresi quelli destinati al cosiddetto «incubatore di nuove aziende per la cui gestione si attiveranno cooperazioni con altri centri di ricerca, al fine di sviluppare un adeguato know-how ed economie di scala». Non è chiaro che fine faranno i 13 dipendenti concentrati sui servizi di ricerca e innovazione del Vega, per loro, non si parla di «tagli» ma è stata prefigurata in altre sedi il ricorso a contratti di solidarietà e part-time.
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