Via i pomodori dalle serre: «Coltiviamo la cannabis»

Coldiretti rilancia l’idea della produzione di marijuana a fini terapeutici, mercato potenziale da 20 milioni
epa02310452 A worker tends to cannabis plants at a growing facility for the Tikun Olam company near the northern Israeli town of Safed on 31 August 2010. In conjunction with Israel's Health Ministry, the company currently distributes cannabis or Marijuana for medicinal purposes to over 1,800 people to help relieve pain caused by various health conditions. EPA/ABIR SULTAN ISRAEL OUT
epa02310452 A worker tends to cannabis plants at a growing facility for the Tikun Olam company near the northern Israeli town of Safed on 31 August 2010. In conjunction with Israel's Health Ministry, the company currently distributes cannabis or Marijuana for medicinal purposes to over 1,800 people to help relieve pain caused by various health conditions. EPA/ABIR SULTAN ISRAEL OUT

MOGLIANO. «E perché no nella Marca trevigiana? Se la cannabis può essere coltivata per finalità terapeutiche non vedo motivi che possano ostacolare questa coltivazione». Così Walter Feltrin, presidente di Coldiretti Treviso, sulla possibilità di avviare un nuovo tipo di coltivazione nella provincia di Treviso: quella della cannabis. Quasi due italiani su tre (64 per cento) sono favorevoli alla coltivazione della cannabis ad uso terapeutico in Italia, per motivi di salute ma anche economici e occupazionali.

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Progetto. È quanto emerge dall’ultima Coldiretti/Ixe’ elaborata nell’ambito dello studio Coldiretti sulle potenzialità economiche e occupazionali della coltivazione, trasformazione e distribuzione della cannabis a uso terapeutico. «Una comprensione – sottolinea Antonio Maria Ciri, direttore di Coldiretti Treviso - che risponde ai bisogni di pazienti con patologie gravi come Sla, la sindrome di Tourette, l’Alzheimer, il Parkinson e diversi tipi di sclerosi come la multipla, contro le quali farmaci con il principio attivo della cannabis si sono dimostrati utili. In Italia sono da subito disponibili almeno mille ettari di serre in disuso per la coltivazione in ambiente controllato per soddisfare i bisogni dei pazienti in Italia e all’estero. Una opportunità anche per le imprese agricole trevigiane».

Business. Si potrebbe generare, sostiene l’associazione, un giro di affari di 1,4 miliardi e garantire almeno diecimila posti di lavoro. La marijuna a scopi terapeutici è già legale e viene importata: tanto vale produrla qui «per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto sperimentale di filiera italiana al cento per cento», sottolinea Coldiretti in una nota, «che unisce l’agricoltura all’industria farmaceutica». «Un primo passo - conclude il presidente Feltrin - che potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la produzione nei terreni adatti: negli anni ’40 con ben centomila gli ettari coltivati l’Italia era il secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici».

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Legale? Cannabis nelle serre al posto di pomodori e peperoni, insomma. Non è la storia di uno dei tanti arresti per produzione illecita di marijuana: è l’idea, legale e controllata, che Coldiretti in realtà porta avanti già da un paio d’anni, e ora rilancia alla luce della discussione sulla possibile legalizzazione delle droghe leggere. La sola produzione a fini terapeutici potrebbe dare lavoro nella Marca a circa duecento persone - stime Coldiretti - con un volume d’affari potenziale attorno ai 20 milioni di euro. «Ci sono produttori bravi e capaci, pronti a riconvertire le loro produzioni di pomodori e peperoni non più redditizie a causa della concorrenza di Spagna e Marocco», aveva detto Feltrin, che ora rilancia l’idea.

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