«Via i malavitosi da Marghera non certo il parroco don Luca»

Prete ricattato e consigliato a lasciare per 15 giorni la chiesa di Gesù Lavoratore: Bettin scatenato «Già segnalati al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza nomi e indirizzi dei malavitosi»
Di Carlo Mion
Dibattito pubblico sul degrado e la microcriminalità a Mestre presso il bar Il Palco in piazzetta Toniolo - nella foto Gianfranco Bettin, ass. Comune Venezia
Dibattito pubblico sul degrado e la microcriminalità a Mestre presso il bar Il Palco in piazzetta Toniolo - nella foto Gianfranco Bettin, ass. Comune Venezia

MARGHERA. Mentre l’avvocato Umberto Pauro ha rinunciato alla difesa di Francesco Celeste Marigliano, arrestato con l’accusa di aver ideato un’estorsione ai danni di don Luca Biancafior, Gianfranco Bettin, scende in campo per difendere a spada tratta il sacerdote e contestare il suo, momentaneo, allontanamento dalla parrocchia di Gesù Lavoratore. Un allontanamento che non appare proprio un “consiglio” del Patriarcato per far calmare le acque, ma un’imposizione.

Bettin, ex assessore alle politiche giovanili, non le manda a dire nemmeno al Comitato Provinciale per l’Ordine e la sicurezza pubblica, al quale, proprio la struttura dell’assessorato gestito da Bettin, avrebbe segnalato nomi e cognomi di chi aveva trasformato case occupate in centrali di spaccio e covi di delinquenti.

Dice Bettin: «Non don Luca, ma gli infami malavitosi, spacciatori e violenti, se ne dovrebbero andare, e per sempre, da Marghera. Mentre tutte le persone per bene, la stragrande maggioranza dei residenti, insieme ai volontari che mantengono viva, attiva e sana la comunità locale, aspetteranno il ritorno del loro parroco, è auspicabile che chi di dovere intervenga al più presto per distruggere il nucleo velenoso che da tempo si è insediato nella zona, e che ha nomi e cognomi e indirizzi precisi, a suo tempo forniti anche al Comitato per l’ordine e la sicurezza dal Comune, quando il Comune esisteva e non faceva finta di non sentire», spiega Bettin. Indagini sono in corso e riguardano spacciatori che vivono nelle zone indicate da Bettin. Non sempre è facile “incastrare” queste persone pur sapendo di cosa vivono. C’è sempre la necessità di raccogliere prove.

Continua Bettin: «In particolare, gli ambienti malavitosi e prepotenti che stanno rendendo difficile la vita ai residenti onesti e inquinando buona parte della città, trovano ospitalità e complicità in alcuni alloggi di via della Rinascita, soprattutto (ma non solo) al civico 161 (dove in diversi alloggi si spaccia e si ordiscono attività malavitose), in una decina di garage circostanti, nei residui edifici del rione Vaschette in attesa di demolizione, in un edificio tra via Ghega e via dell’Elettricità. I protagonisti sono alcuni italiani ben noti, alcuni dei quali coinvolti nella stessa vicenda ai danni di don Luca ma anche in episodi odiosi e violenti come la brutale aggressione a Gabriele Sinopoli - conclude Bettin - Il campo delle loro attività copre il quartiere, via Fratelli Bandiera (dove alcuni gestiscono giri di prostituzione), con lo spaccio tra garage, appartamenti e angoli che mutano di volta in volta, attorno alla stessa chiesa, attorno o all’interno del parco Emmer, ma si spinge, fino a piazzale Concordia, fino a certi locali della piazza e delle vie limitrofe e giunge da un lato in via Catene e dall’altro alla stazione FS e da qui in via Piave».

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