«Via del mare, ma non basta per i problemi del traffico»
SAN DONÀ
Via del mare, oggi a Roma l’assessore regionale alla viabilità Elisa De Berti riapre i giochi dopo il rilancio del dibattito da parte del governatore Luca Zaia. Sarà al ministero per le Infrastrutture e Trasporti a discuterne. Esce dal silenzio anche l’ex leghista Flavio Tosi: «Fu Zaia a bloccarla».
Giunto a Cavallino Treporti in ritardo per inaugurare il punto di primo intervento dell’Usl 4, Zaia si è reso conto per l’ennesima volta che la situazione del traffico verso i litorali è ancora uno dei nodi da sciogliere nel groviglio della viabilità veneta. Ha riesumato dunque la Via del mare che sembrava ormai dimenticata per non dire cancellata tra i progetti della Regione.
Qualcuno sta già pensando a soluzioni alternative, come la sub lagunare o comunque un attraversamento della laguna da Portegrandi. Più concretamente la Regione si sta muovendo su due alternative possibili rispetto al vecchio progetto.
«Da una parte», spiega il vice governatore Gianluca Forcolin, «la bretella dal casello di Noventa con il sovrappasso che si collega al nuovo ponte sul Piave e poi via Armellina che dovrà essere allargata e adeguata dalla rotatoria di Passarella fino al litorale. Ora si ripropone la Via del mare dal casello di Meolo fino alle porte di Jesolo. E non dimentichiamo che su dieci auto alla rotatoria Picchi del lido, quattro sono dirette a Cavallino Treporti, percentuale che ci impone anche la soluzione del collegamento da Jesolo a Cavallino. Dovrà essere coinvolta la conferenza dei sindaci del litorale e poi, oltre la Regione e il Governo, anche l’Europa».
La Via del mare doveva essere la superstrada a pagamento dal casello di Meolo a Jesolo. Nel 2002 era sindaco di Jesolo Francesco Calzavara, quando si formò l’Ati, associazione temporanea di imprese pronta a realizzarla in project financing per ripagare gli investimenti di circa 200 milioni, con il pedaggio. Un secondo investimento, da 100-150 milioni di euro, si sarebbe aggiunto per il tratto da Jesolo a Punta Sabbioni. Ma nell’inchiesta sul Mose finì anche la Mantovani che risultava tra le imprese investitrici. Le intricate vicende giudiziarie fermarono l’iter.
«Oggi», ricorda Calzavara, consigliere regionale, presidente della II commissione, «la Mantovani ha un nuovo assetto societario e azionariato. Assieme a quegli imprenditori dell’Ati potrebbe riprendere in mano il progetto che interessava il collegamento da Meolo alla rotonda Frova e poi anche fino a Punta Sabbioni».
Tosi, ex sindaco di Verona, accende la polemica. «Il governatore dice che si è in stallo», commenta, «ma fu lui a fermare l’iter tre anni fa perché c’era un’indagine in corso, sbagliando. Forse si è reso conto di come sia urgente e necessaria, dato il traffico e i continui incidenti che minano la sicurezza di chi percorre la Jesolana e che allontanano i turisti. Ricordo che fu proprio il governatore nell’agosto del 2015 a sospendere, con una delibera, la procedura per un’indagine in corso. E non esiste che venga bloccato un iter amministrativo già avviato a causa di un’indagine, così facendo in Italia non si farebbe nulla». —
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