«Via con il rinnovamento basta grandi opere inutili»
Il Comitato che lo sostiene, presieduto da Maria Teresa Dini, si chiama «Luci sulla città». L’obiettivo, dice Jacopo Molina, 37 anni, candidato alle primarie del Pd per il sindaco di Venezia, «è quello di accendere i riflettori». Il giovane avvocato che vuol correre alle primarie- fino ad oggi l’altro candidato in campo è il senatore Felice Casson - ha le idee chiare e grinta da vendere. Che abbia anche l’appoggio del suo partito è da vedere. Ma Molina è già partito. Da ottobre incontra gruppi, partecipa a incontri. Ha aperto una pagina web con le sue proposte per il governo della città e raccoglie consensi e suggerimenti. All’insegna della «trasparenza». Il più votato tra i consiglieri alle amministrative del 2010, Molina non aveva ottenuto incarichi dal sindaco Orsoni. Di cui era stato anzi un fiero oppositore in molte questioni, arrivando a votare contro il bilancio.
Molina, Lei si aspetta l’appoggio del suo partito a queste primarie?
«Io mi presento con idee che ritengo innovative, un programma che punta al consenso di comitati e cittadini, per cambiare la politica e l’amministrazione. Decidano loro se appoggiarmi o meno. Ci confronteremo sulle idee. Quanto alla coalizione, ancora non c’è. Parliamo di programmi e vediamo chi ci sta».
Nell’ultima tornata amministrativa Lei non è stato un consigliere molto fedele alla linea del partito.
«Certo mi sono opposto al tentativo di svendere il Casinò, e poi alla svendita delle azioni Save, ai progetti del Lido e di Est Capital. Così come alle grandi opere inutili per questa città che hanno portato a quello che abbiamo visto. Anche il canale Contorta è una follìa. E continua sulla strada di portarci qui turisti mordi e fuggi».
Quale la parola d’ordine della campagna elettorale?
«Rinnovamento. Della politica e anche anagrafico. Ho 37 anni e ho deciso di mettermi in gioco. Anche il Pd dovrebbe avere il coraggio di rinnovarsi e di innovare. Bisogna dare risposte ai cittadini».
Butterebbe via tutto delle passate amministrazioni?
«Che discorsi, no. Solo gli stupidi lo fanno. Ma ci vuole più coraggio. Bisogna ridurre le spese e aumentare l’efficienza delle aziende comunali, a cominciare da quelle della Mobilità. Anche il Comune ha bisogno di una cura dimagrante e di una riorganizzazione».
L’ex assessore Bettin la attacca dicendo che per cambiare occorre che Roma modifichi i criteri del Patto di Stabilità.
«Certo che il Patto così com’è non è sostenibile. Ma io credo che si debba fare molto di più. Non chiedere a Roma con il cappello in mano ma pretendere che la città possa governare il suo territorio e le sue acque. Abbiamo le risorse per potercela fare, se ce lo lasciano fare. Credo che Bettin faccia un ragionamento un po’ vecchio. Del resto quando io nascevo, nel 1977, lui già faceva già politica».
Molina sindaco cosa farebbe per fermare il disastro del bilancio?
«Intanto accordi con i comuni limitrofi, un’imposta di soggiorno aumentata ma indirizzata a migliorare l’accoglienza turistica».
La accusano di difendere ambulanti e motoscafisti. Non c’è conflitto di interessi?
«Faccio il mio lavoro di avvocato e con quello mi guadagno da vivere. Se assumerò responsabilità amministrative la situazione cambierà, è ovvio».
Chi finanzierà la sua campagna elettorale?
«Ogni spesa sarà pubblica: metterò tutte le fatture sul sito. Trasparenza massima. Così dovrà essere anche per il Comune: una casa di vetro dove tutto sia a portata di mano, non più ostile ai cittadini.
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