Via Carducci, il degrado avanza E i negozi chiudono i battenti

Sempre più attività lasciano quest’area, colpa della crisi economica ma anche di pusher e accattoni Il comitato: «Serve una cura da cavallo». Franceschi: «O si corre oppure sarà il declino della città»
Di Mitia Chiarin
Negozi chiusi in via Carducci.
Negozi chiusi in via Carducci.

Il degrado a due passi dal centro di Mestre. Via Carducci continua a perdere attività commerciali. Resistono in pochissimi, dopo la chiusura di “Cappelletto”, lo storico negozio di calzature all’angolo con via Piave, se ne è andato anche il “Tutto ad un euro” dei cinesi. Il negozio di pelletterie “Carducci 52” ha riaperto ieri con un nuovo spazio in via Rosa. Pochi metri di distanza, ma quanto basta, dice il titolare Antonio Manzato (nella foto a fianco), «per tenersi lontani dal degrado che per 9 anni abbiamo visto crescere davanti alla nostra vetrina. Pochi giorni prima di chiudere c’è stata una rissa e noi abbiamo perso ore di lavoro. Le raccolte di firme inviate al vicesindaco sono servite a ben poco. Adesso spero che il vicesindaco si decida a finire in fretta la riqualificazione della Riviera e potenzi pure l’illuminazione. Perché noi commercianti investiamo e lo facciamo in centro, rischiando tutto».

Il negozio “Vip” ha traslocato in via Manin, altri hanno chiuso da tempo. Un chiaro esempio di desertificazione commerciale, nel tratto iniziale di via Carducci, quello più vicino a via Felisati, zona dove, per effetto dell’aumento dei controlli delle forze dell’ordine nel quartiere della stazione e di via Piave, si sono spostati tanti spacciatori. Pusher maghrebini che si sono mescolati ad accattoni romeni e a barboni che frequentano la vicina mensa dei poveri di via Querini o affollano le panchine di piazzale Donatori di Sangue. E sono arrivati anche alcuni dei tossicodipendenti sfrattati da piazzale Candiani. Un mix che fa paura, specie di sera quando il supermercato “Simply” e il ristorante “Brek” chiudono poco dopo le 21. Persino dentro un luogo recuperato e amato come villa Erizzo, sede della biblioteca civica di Mestre, si ha paura. Qui barboni e accattoni entrano e si accomodano sui tavoli, a volte bevono, litigano tra loro e infastidiscono studenti e appassionati di libri. Numerose sono oramai le lettere di protesta degli utenti della biblioteca, alcuni sono decisi a scrivere al sindaco. E da mesi la direzione della struttura, assieme al vicesindaco Sandro Simionato, si è messa al lavoro per correre ai ripari, con l’introduzione dei tornelli in biblioteca. «Per la biblioteca e via Carducci è un grande peccato. Lo abbiamo detto al prefetto e pure al questore che questa zona sta vivendo un forte degrado e che servono cure da cavallo. Io vado a fare le spese al Simply e segnalo continue presenze di sbandati e anche la necessità di un potenziamento dell’illuminazione serale di tutto il centro», segnala Fabrizio Coniglio del comitato “Mestre Off limits”.

Massimo Venturini, presidente della Municipalità, vorrebbe coinvolgere l’architetto dell’edificio in costruzione sopra il Simply: «Vorrei indire un’assemblea pubblica per valutare assieme che interventi sull’arredo urbano apportare subito per questa zona. L’occasione che veniva dall’ampliamento della biblioteca secondo me non va persa, ma serve un confronto chiaro con i cittadini e pure con la giunta».

«Mestre vive un momento davvero difficile, è a rischio declino: è colpa della crisi economica che riduce i consumi ma anche di una assenza di innovazione, fondamentale, assieme alla riqualificazione, per rilanciare il centro mentre attorno i centri commerciali si innovano velocemente. Purtroppo via Carducci è tra le zone che ne pagano le conseguenze», segnala Maurizio Franceschi della Confesercenti di Mestre. E aggiunge: «Non si tratta solo di fare, si tratta di correre. Il sindaco lo sa, ora agisca».

«Noi non ci tiriamo indietro affatto, sia chiaro», avverte Simionato. «Spesso in via Carducci vedo le volanti della questura e i controlli dei vigili ci sono. Ma ci servono strumenti, siano essi i fogli di via o altro. Perché altrimenti si sposta solo il problema da una parte all’altra della città con il risultato che i cittadini si lamentano e la guerra contro il degrado è quotidiana. Ora noi siamo impegnati a portare a compimento i cantieri avviati, con celerità dove è possibile. Sull’illuminazione ne parlerò con i Lavori pubblici».

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