Via altre due banche il centro sempre più vuoto
SAN DONÀ. Era la “città delle banche”, ora San Donà sta per perdere il suo primato dopo che nel periodo di massimo splendore era arrivata ad avere quasi 40 sportelli aperti sul territorio. Forse già in primavera chiuderanno altri due sportelli, vale a dire le ex Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ora nella galassia di Banca Intesa, che si trovano a pochi metri di distanza lungo corso Trentin dove è aperta anche la “intoccabile” Cassa di Risparmio di Venezia. Per la città si tratta di altre due sedi importanti che se ne vanno, dopo quelle chiuse da anni in piazza De Gasperi vicino alla sede dell’Usl 4, di fatto desertificando la piazza e tutto il quartiere nell’immediato perimetro cittadino.
Sta per arrivare così un altro duro colpo per il centro che già si è impoverito nel corso degli anni con la chiusura di banche e uffici. Oggi mancano all’appello in città una media di 3 mila persone che non gravitano più abitualmente sul centro cittadino, come aveva rilevato a suo tempo la Confcommercio con il presidente mandamentale, Angelo Faloppa. Lo stesso presidente aveva evidenziato la chiusura di banche e uffici, quindi l’incidenza sempre maggiore dell’e-commerce, ovvero gli acquisti direttamente in rete, tra le cause della crisi del centro di San Donà, come di molti altri Comune del territorio. Invertire la tendenza sarà difficile e il ruolo dell’amministrazione comunale sarà fondamentale, soprattutto per stimolare la ripresa anche attraverso eventi e appuntamenti di richiamo. Il sindaco, Andrea Cereser, ha esternato un obiettivo realizzabile: «Dobbiamo riportare la gente ad abitare in città, quindi seguire attentamente interventi di ristrutturazione di immobili e nuove costruzioni per poi riaprire i servizi e stimolare il commercio».
La rivitalizzazione del centro è oggi uno dei temi caldi della campagna elettorale. Il Comune sta cercando, attraverso il bando specifico “vuoti a rendere”, di ripopolare le gallerie della città mediando con i privati per affittare a prezzi inizialmente calmierati le tante vetrine chiuse che potrebbero riaprirsi per imprese di giovani e start-up, ovvero incubatori di impresa. Intanto, si attendono novità sulla conversione del mobilificio ex Bergamin, oggi Sme, che doveva ospitare un centro commerciale con vari marchi. Ma la famiglia Sartorello non ha ancora ceduto l’immobile per trasferire questo ramo nella zona commerciale.
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