Vetri di Murano sequestrati e restituiti

La Guardia di Finanza in azione in otto fornaci della terraferma. Il Tribunale del Riesame annulla un provvedimento
Di Giorgio Cecchetti
Maxi operazione delle Fiamme Gialle veneziane contro la contraffazione del vetro doc muranese: tra Jesolo e Venezia sono stati sequestrati monili e accessori in vetro prodotti in Cina e venduti come doc muranese a met? del prezzo di mercato, per un totale di undici quintali tra ciondoli, collanine e altri oggetti, come questi mostrati durante una conferenza stampa della Guardia di Finanza. ? Andrea Merola/ANSA
Maxi operazione delle Fiamme Gialle veneziane contro la contraffazione del vetro doc muranese: tra Jesolo e Venezia sono stati sequestrati monili e accessori in vetro prodotti in Cina e venduti come doc muranese a met? del prezzo di mercato, per un totale di undici quintali tra ciondoli, collanine e altri oggetti, come questi mostrati durante una conferenza stampa della Guardia di Finanza. ? Andrea Merola/ANSA

MURANO. Sono ormai otto le vetrerie che la Guardia di finanza ha visitato, sequestrando numerosi oggetti in vetro, tra cui lampadari, soprammobili, vasi ed altro. Secondo le «fiamme gialle», i titolari si sarebbero macchiati del reato di frode in commercio e vendita di prodotti con indicazioni mendaci perché vendevano oggetti in vetro a Murano e a Venezia, senza indicarne l’origine diversa. Le fornaci in cui lampadari, vasi, eccetera venivano prodotti sono dislocate in terraferma, a Robegano di Salzano, a Marcon, a Camposampiero. I turisti che comperano quegli oggetti, invece, ritengono di acquistare prodotti creato nell’isola del vetro. I titolari delle piccole aziende hanno tutti presentato ricorso al Tribunale del riesame e i giudici veneziani hanno già fissato l’udienza per l’8 maggio: chiedono il dissequestro dei loro prodotti.

In un caso, quello della vetreria «Murano Modern Glass», il Tribunale si è già espresso ed ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giorgio Bortolotto per conto dell’indagato. Nel provvedimento firmato dal giudice Priscilla Valgimigli si legge come il difensore abbia segnalato che non esiste una norma che imponga l’indicazione «non muranese» dei manufatti in vetro venduti nell’isola. Inoltre, l’avvocato segnalava che gli stessi finanzieri non avevano rilevato alcuna apposizione di marchi falsi sui prodotti commercializzati. Infine, il legale segnalava l’inesistenza di un marchio esclusivo a garanzia del prodotto in vetro di Murano, essendo stato creato solo un marchio regionale a libera adesione. Tra l’altro, in questo caso, i lampadari erano stati prodotti dalla ditta «Masi», che prima di spostarsi a Robegano aveva sede proprio a Murano e che la direzione della produzione è affidata ad un maestro vetraio muranese.

«In primo luogo», si legge nell’ordinanza del Tribunale veneziano presieduto da Angelo Risi, «non emerge che la ditta abbia commercializzato i prodotti esplicitandone le caratteristiche di lavorazione secondo antiche tecniche muranesi o comunque dando indicazioni circa la produzione sull’isola di quanto messo in vendita. In assenza di una norma precettiva che imponga l’indicazione dell’origine per i prodotti venduti nell’isola, non risulta quindi sussistere un’ipotesi prevista dal reato di frode in commercio».

È facile ritenere che anche i ricorsi presentati nei giorni scorsi, la cui udienza è stata fissata l’8 maggio, finiranno nello stesso modo, cioè il Tribunale del riesame annullerà il decreto di convalida del sequestro della Procura della Repubblica. La Guardia di finanza, comunque, prosegue le sue indagini, non limitandosi a colpire chi vende per vetro di Murano oggetti provenienti dalla Cina, come è già accaduto di scoprire anche a Venezia, ma anche le vetrerie che producono lampadari, soprammobili e altro in provincia di Venezia, aziende che spesso sono state costrette a lasciare Murano e a trasferirsi in terraferma perché nell’isola non sono riuscite a trovare una sistemazione per lo loro fornaci.

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