Vetrerie: conti bloccati ora si muove la Procura
MURANO. Al tribunale del Riesame si sono rivolti quasi tutti i titolari delle vetrerie finite nell’inchiesta “Vetro nero” che ha portato alla scoperta di una maxi frode fiscale da oltre 6 milioni di euro, con il coinvolgimento anche di un cambiavalute. L’obiettivo delle difese non è tanto quello della discovery, ovvero avere accesso alle carte del fascicolo che in questo caso sono già state messe a disposizione dalla Procura.
Bensì quello di ottenere lo sblocco dei conti aziendali che sono sotto sequestro dal 14 maggio, giorno delle perquisizioni da parte della Guardia di Finanza nell’isola di Murano, per riuscire a pagare gli stipendi dei dipendenti e le scadenze delle tasse. Tra gli indagati che hanno presentato il riesame c’è anche Umberto Cenedese, rappresentante legale della “Ars Cenedese Murano srl”, difeso dall’avvocato Massimiliano Leonetti dello Studio tributario GBA. L’imprenditore ha messo a garanzia la sua polizza vita personale: a suo carico è stato disposto il sequestro di 158.976,40 euro, la polizza vita ne vale circa 200mila.
Ma la Procura, con il pubblico ministero Stefano Buccini, è pronta a mettere in atto tutte quelle misure utili a ripristinare l’operatività delle vetrerie, in qualche modo anticipando le istanze presentate al tribunale del Riesame. Tra le possibilità c’è quella della nomina di custodi giudiziali che facciano da garanti e controllori della corretta gestione dei soldi.
Nessun conto corrente sequestrato verrà sbloccato, ma l’obiettivo è quello di svincolare dal sequestro i futuri incassi delle ditte che dovranno essere utilizzati per garantire che le singole aziende possano andare avanti. E quindi, in primis, pagare i dipendenti e versare le tasse all’Erario. Quanto alle tasse, i titolari delle aziende vogliono evitare la beffa di ricevere nuove contestazioni per omesso versamento delle imposte dovute.
Il primo ricorso davanti al tribunale del Riesame sarà discusso domattina. È quello presentato dall’avvocato Graziano Stocco per Massimiliano Schiavon, legale rappresentante della “Schiavon Massimiliano Art Team srl”, a carico del quale l’ordinanza del gip David Calabria ha previsto sequestri per 684mila euro, pari all’imposta sul reddito delle società (Ires) che sarebbe stata evasa. Secondo la difesa i finanzieri hanno sequestrato beni per un valore maggiore rispetto a quello disposto dal giudice.
A seguire nell’udienza del 6 giugno i giudici del Riesame analizzeranno tutti gli altri ricorsi, alcuni dei quali presentati per chiedere la rimozione dei sigilli sui conti che non avrebbero a che fare con l’attività aziendale. Non è detto, tuttavia, che anche in virtù dell’apertura da parte della Procura in relazione alla garanzia dell’operatività delle aziende, alcuni difensori possano decidere di rinunciare al Riesame.
Intanto al momento nessuno degli indagati ha chiesto di essere sentito dal pubblico ministero. Potrebbero farlo però già nei prossimi giorni.
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