Vertenza Ilnor, quattro nodi da sciogliere

Inizia oggi il confronto nella sede di Confindustria dopo la sentenza del Tribunale del Lavoro favorevole alla Cgil
Di Alessandro Ragazzo

Siamo al dunque per la vertenza Ilnor e oggi è in programma una giornata importante, forse decisiva, per le sorti dell’azienda metallurgica di Gardigiano di Scorzè, dove sono interessati 91 dipendenti. Alle 14, nella sede di Confindustria, ci sarà una riunione per discutere di ammortizzatori sociali, incentivi all’esodo e possibili trasferimenti alla casa-madre Eredi Gnutti Metalli di Brescia. Sarà il primo confronto fra le parti dopo la sentenza del Tribunale del Lavoro di Venezia, che ha dato ragione alla Fiom Cgil sul ricorso per comportamento antisindacale dopo gli accordi firmati a fine gennaio scorso. E proprio la sigla sindacale ieri ha incontrato una quarantina di dipendenti in fabbrica per un’assemblea, facendo presente cosa chiederà alla controparte. Il passo futuro sarà tornare al ministero dello Sviluppo Economico.

I punti essenziali delle richieste sono quattro. Intanto la cassa integrazione per un anno ma dal momento in cui si firmerà l’intesa a Brescia. Dall’8 maggio, infatti, Ilnor è entrata a tutti gli effetti sotto Eredi Gnutti Metalli e la Fiom Cgil vuole allungare il più possibile inizio dell’ammortizzatore sociale e non dal momento in cui c’è stata l’incorporazione. Questo permetterebbe di guadagnare qualche giorno, o settimana, preziosa. Va detto che l’accordo dovrà essere siglato in Lombardia, proprio perché Ilnor non è più veneziana. Poi c’è la questione trasferimenti; a oggi, c’è una dozzina di dipendenti di Scorzè andati a Brescia per lavorare ma già prima ruotavano fuori regione. Ebbene, Fiom Cgil proporrà di avere un’integrazione salariale per dodici mesi. Ieri in assemblea è stata fatta la domanda su chi volesse spostarsi a Brescia; tante facce erano perplesse ma dopo averne parlato con la famiglia, potrebbe pur essere che oggi qualcuno alzi la mano e si faccia avanti. Avendo delle garanzie, ovviamente. Chi, invece, preferirebbe chiudere il discorso qui e cercare altrove, la Fiom Cgil avanzerà la proposta di ottenere degli incentivi all’esodo.

Infine, mantenere integro lo stabilimento di via Moglianese, in modo da rendere più appetibile la possibilità di un acquirente di farsi avanti e rilevare la fabbrica ma non il marchio Ilnor. Allo stato attuale, le 700 tonnellate di materiale, come da accordi con il prefetto di Venezia, sono state portate a Brescia.

«La sentenza della scorsa settimana ci dà forza» spiega Giuseppe Minto della Fiom Cgil «ma se ci dovessero essere delle forzature da parte della proprietà, porteremo tutti i dipendenti in Lombardia chiedendo che paghino la trasferta».

Se c’è attesa per quanto succederà nelle prossime ore, gli stessi operai chiedono alla politica di fare un altro sforzo. Se riconoscono la vicinanza di tutti in queste settimane, dal Comune di Scorzè a quelli più o meni vicini, oltre la Città Metropolitana e la Regione, invitano a fare il possibile perché la fabbrica di Gardigiano riparta in tempi rapidi, e che si trovi un imprenditore in grado di rilanciarla.

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