Versalis mette gli occhi su M&G Group
La controllata mira all’acquisizione del gruppo chimico per rifornire la bioraffineria di oli vegetali alternativi a quello di palma
Potrebbe nascere a Porto Marghera – in Prima zona industriale, nell’area di Versalis spa – un nuovo e avanzato impianto di produzione integrata capace di fornire le materie prime per produrre biocarburanti di “seconda generazione” alla vicina bioraffineria dell’Eni, che a differenza di quelli di “prima generazione” (olio di palma, colza, soia, ecc.) non comportano la distruzione di foreste e la sottrazione di terreno agricolo alla produzione alimentare.
La svolta “verde” dell’Eni e della controllata Versalis spa, che cura la filiera chimica, è annunciata da tempo e ora sembra poter concretizzarsi con la trattativa in corso per rilevare la Mossi & Ghisolfi spa (M&G), il più grande gruppo chimico privato italiano, in concordato preventivo per gravissime difficoltà finanziarie causate daun maxi investimento per la costruzione di un impianto produttivo a Corpus Christi, in Texas.
Per ora non ci sono conferme ufficiali, ma Eni sembra seriamente impegnata in questa operazione per sviluppare la nuova chimica verde e la produzione di carburanti da fonti pulite e rinnovabili che in futuro dovrebbero soppiantare del tutto quella degli inquinanti combustibili fossili derivanti dal petrolio.
La svolta “verde” dell’Eni potrebbe garantire un futuro anche alla bioraffineria di Porto Marghera, riconvertita due anni fa al biodiesel, ma ora a rischio per l’arrivo di una nuova normativa europea (Red2) che finirà per declassare il biodiesel prodotto con oli vegetali di “prima generazione”, come l’olio di palma utilizzato a Porto Marghera (360.000 tonnellate all’anno) che oltre a inquinare comunque l’aria, sottrae terreni e coltivazioni per uso alimentare ed è difficile da reperire. Oggi, infatti, Eni produce a Porto Marghera un biodisel che utilizza come additivo l’olio di palma certificato al 15 % , mentre la normativa europea esistente (Red 1) lo limita al 10 % ed entro il 2020 ma potrebbe ridurre la percentuale di additivo ben sotto questa cifra. Con questo biodiesel, ormai di vecchia generazione, Eni rischia dunque di andare fuori mercato – sia a Porto Marghera che nell’altra sua bioraffineria a Gela, in Sicilia – e ben per questo sta lavorando per costruire un’alternativa di “seconda generazione” all’olio di palma, come l’utilizzo di grassi animali di scarto, oli fritti ed esausti, alghe e altri vegetali non alimentari, che però non sono disponibili in qualità sufficiente.
In questa prospettiva, acquisire gli impianti e il “know how” del gruppo M&G, non solo per i biocarburanti, potrebbe essere la carta vincente per restare nel mercato con un ruolo di leader, anche per altri biomateriali sostitutivi di plastiche e oli di derivazione fossile. Secondo indiscrezioni ci sarebbero, oltre a quella di Eni-Versalis, anche manifestazioni di interesse per l’acquisizione di M&G, anche di diversi altri gruppi industriali europei ed asiatici e pure alcune grandi compagnie petrolifere, come Total. «Di indiscrezioni preferisco non parlare, se ci sarà qualcosa faremo degli annunci», ha dichiarato nei giorni scorsi a Milano all’agenzia Ansa l’amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi, rispondendo alle domande dei giornalisti sulle ipotesi di costituzione di un polo della chimica in Italia e sul possibile interesse per la Mossi-Ghisolfi attraverso Varsalis.
«In Italia e all’estero c’è una fase di espansione nel settore della chimica» ha aggiunto Descalzi, «ma preferisco non commentare le cose di cui si parla, altrimenti dovrei commentarne in continuazione».
Il Gruppo Mossi & Ghisolfi, che ha chiuso il 2016 con un fatturato di 1,6 miliardi a fronte di un indebitamento di quasi 2 miliardi di euro, è leader nell’innovazione applicata al settore del Pet (bottiglie e altri contenitori per imballaggio), dell’ingegneria e dei prodotti chimici rinnovabili derivati da biomasse non alimentari e dell’ingegneria relativa a questi impianti, già realizzati da M&G in Brasile, Messico e Usa. Il Gruppo ha sede e centro di ricerche a Tortona, in Piemonte, e una bioraffineria a Crescentino (Vercelli). Occupa 200 persone.
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