Versa duecentomila euro all’usuraio

Imprenditore mestrino sessantenne vittima di un ingegnere milanese arrestato dai finanzieri per tassi del 100 per cento
Di Francesco Furlan
Un uomo tiene in mano alcune banconote di Euro, in una immagine di archivio. ANSA/ETTORE FERRARI/DRN
Un uomo tiene in mano alcune banconote di Euro, in una immagine di archivio. ANSA/ETTORE FERRARI/DRN

C’è anche un imprenditore di Mestre a capo di un’azienda del settore medicale tra le vittime dell’usuraio milanese Adriano Maggi arrestato dalla Guardia di finanza di Bergamo per aver applicato tassi del 100% con un picco massimo del 182,5%. Agli arresti domiciliari nella sua casa nel Milanese è finito un ingegnere gestionale di 55 anni, consulente aziendale di professione. Un’attività che, nel corso degli ultimi anni, gli ha permesso di entrare in contatto con imprenditori e professionisti in difficoltà ai quali, oltre alla consulenza, ha offerto anche somme di denaro che si è poi fatto restituire con tassi da capogiro.

È stato così anche per l’imprenditore di Mestre, alla soglia dei 60 anni, che si è rivolto al consulente aziendale dopo non aver trovato risposte adeguate nelle banche a causa delle troppe garanzie richieste. Delle sei vittime dell’usuraio milanese accertate dai finanzieri l’imprenditore mestrino è quello che ha versato più soldi - sarebbero almeno duecento mila euro - per onorare una decina di prestiti, con i soldi che, negli ultimi mesi, andavano a coprire solo la parte degli interessi. Soldi che, come ha accertato la finanza, sono serviti per tenere in piedi l’azienda.

L’imprenditore, dopo essere stato contattato dai finanzieri e dopo un’iniziale e comprensibile reticenza - per le vittime è sempre difficile ammettere di essersi rivolti a uno strozzino - ha cominciato a collaborare, fornendo indicazioni che hanno permesso ai finanzieri di ricostruire il giro d’affari di Maggi, indagato anche per reati fiscali poiché ha cercato di occultare gli introiti dei prestiti gonfiando le sue fatture da consulente, per poi ridurre l’imponibile simulando l’acquisto di attrezzature. In particolare per dare parvenza di legalità le somme venivano fatte circolare nella contabilità di due aziende, a lui riconducibili, entrambe di Milano e con funzioni di copertura per giustificare i movimenti.

L’indagine dei finanzieri di Bergamo è partita nel 2013, grazie al coraggio di una vittima, un imprenditore del Bergamasco, che ha trovato la forza per denunciare e uscire dal vicolo cieco nel quale si era cacciato. L’indagine è stata chiamata “Cento per Cento” proprio per i tassi annui di interesse applicati. La vittima si trovava di fronte a un bivio: pagare tutto subito o cedere buona parte delle azioni della propria società. Maggi, su richiesta del pm Fabrizio Gaverini e su disposizione del gip di Bergamo Bianca Maria Bianchi, è stato messo ai domiciliari. Ieri è stato interrogato, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. I finanzieri hanno sequestrato preventivamente, al fine della confisca, un immobile del valore di 150 mila euro e numerosi conti correnti per un valore di alcune decine di migliaia di euro.

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