Veritas mostra l’inceneritore di Fusina e sospende il progetto per i fanghi
VENEZIA. La stanza con un alto soffitto ha una superficie di 25 metri quadrati, meno di un mini appartamento, già esiste nell’area di Ecoprogetto, la società controllata da Veritas che si trova a Fusina, in via della Geologia, poco distante dalle centrale Palladio di Enel. Manca solo il forno di incenerimento e recupero energetico L2 da installare in questo spazio, accanto al forno L1 (già esistente ma attualmente spento) e all’impianto che da oltre dieci anni trasforma la frazione di rifiuto secco urbano (150 mila tonnellate all’anno ridotte a 80 mila dopo la deumidificazione) non riciclabile in combustibile (Css) che in parte viene bruciato insieme al carbone nella vicina centrale dell’Enel che, però, dal 2023 sarà riconvertita al gas.
Annesso ai forni e all’impianto del Css ci sono i grandi filtri che riducono le emissioni inquinanti del fumaiolo, entro i limiti di legge. Veritas ha voluto mostrare, ieri ai giornalisti, in cosa consiste il suo progetto di potenziamento dell’inceneritore di Fusina, contestato da un ampio fronte ambientalista ma in attesa dell’autorizzazione finale (Aia) che la conferenza dei servizi, indetta dalle Regione Veneto, dovrebbe tenere dare il prossimo 9 luglio ma probabilmente slitterà a dopo il “tavolo di condivisione” annunciato da ministero e Regione.
Ci sarebbe anche il forno L3, tutto da costruire, dove ci dovrebbero bruciare i fanghi essiccati prodotti dai depuratori delle acque di scarico civili, ma per quest’ultimo progetto Veritas, di accordo con la Regione, ha deciso di sospenderlo, in attesa dell’annunciato piano regionale per lo smaltimento di questo tipo di fanghi, nei quali possono anche essere presenti i tristemente famosi Pfas.
Prima della visita agli impianti, l’ingegnere Massimo Zanutto, direttore generale di Ecoprogetto, ha voluto spiegare, ancora una volta, i termini del progetto tanto contrastato dal fronte ambientalista che ha già avuto il parere positivo della commissione regionale per il Via (valutazione dell’impatto ambientale) e ora aspetta solo l’Aia per poter avviare il cantiere di costruzione del forno L2, che costerà 40 milioni di euro.
A una delle principali contestazioni degli ambientalisti, ovvero che Veritas invece di investire per ridurre e magari azzerare il rifiuto secco non riciclabile, piuttosto che sulla costruzione di un nuovo forno per bruciali, Zanuto ha risposto: «Il nostro obbiettivo di fondo è di ridurre il rifiuto non riciclabile ancor di più del 70% che ora facciamo, magari raggiungendo l’80% o oltre, ma sarà difficile arrivare al 90%, riducendo al minimo la frazione non riciclabile che riesce a fare, per esempio, un comune virtuoso e piccolo come Ceggia».
«Ma Venezia è un grande comune che si fa carico anche dei rifiuti dei turisti», ha aggiunto Zanutto, «e, come gli altri, non potrà azzerare la frazione non riciclabile, oggi, trasformata in Css, se a monte della produzione dei rifiuti non si cambieranno i materiali di produzione degli imballaggi, permettendo il loro effettivo riciclo».
In quanto alla portata delle due linee (L1 e L2) di forni, ieri è stato ripetuto che «Veritas non ha chiesto alcun aumento di capacità termica, che rimane quindi di 47,9 MWt. Né sarà possibile farlo successivamente senza passare attraverso il ministero dell’Ambiente.
La richiesta si riferisce alla conversione delle due linee per la produzione di energia elettrica già autorizzate nel 2017 dalla Giunta regionale del Veneto, in modo che possano essere alimentate anche da Css prodotto. La terza linea (L3), quando si farà, non entrerà mai in funzione contemporaneamente, ma servirà come backup in caso di fermo di una delle altre due. Il termovalorizzatore di Herambiente esistente a Padova è autorizzato per una capacità termica complessiva di 79,8 MWt, circa il doppio di quello di Ecoprogetto». —
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