Veritas, controlli sui dipendenti sette licenziamenti in dodici mesi

Un netturbino licenziato, reintegrato e di nuovo lasciato a casa perché non si è presentato alla visita Conciliazione con buona uscita di 40 mila euro per un ex autista. In quattro a casa perché rubavano
Di Francesco Furlan
MORSEGO VERITAS: PREMIAZIONE COMUNI VARII
MORSEGO VERITAS: PREMIAZIONE COMUNI VARII

Sette dipendenti licenziati dalla Veritas nel corso del 2016, al ritmo di uno ogni due mesi: e almeno su due è ancora battaglia aperta in tribunale davanti ai giudici del lavoro. C’è chi non è stato trovato a casa durante la visita fiscale, chi pur essendo in infortunio gestiva la propria società di security e teneva corsi di addestramento, chi era a casa in malattia ma è stato sorpreso ad allenarsi in palestra, e infine anche chi è stato sorpreso a rubare materiale ferroso dall’eco-centro.

Mai come l’anno scorso Veritas ha fatto controlli serrati sul personale, arrivando a sette licenziamenti che però, in molti casi, sono stati solo l’inizio di percorsi tortuosi in tribunale. Prendiamo il caso del campione di culturismo licenziato una prima volta perché, nonostante fosse rimasto in malattia dall'1 ottobre al 23 ottobre dello scorso anno per una gastroenterite, aveva continuato - secondo le verifiche dell’azienda - ad allenarsi e a gestire una palestra alla Gazzera.

Per questo era stato licenziato per giustificato motivo. Il giudice del lavoro però aveva annullato il licenziamento e condannato Veritas a riassumerlo, perché secondo il giudice non c’era prova che lui lavorasse come trainer nelle palestra, di proprietà della moglie, ma solo che si allenasse, come gli aveva consigliato il medico, esercizi compatibili con la gastroenterite. La Veritas quindi ne ha disposto l’assunzione ma l’uomo, chiamato a una serie di visite mediche, contestando il luogo e la modalità di come venivano eseguite, non si è presentato: motivo per cui è stato licenziato un’altra volta e il caso è tornato in tribunale. In un altro caso un dipendente, un autista di mezzi per la raccolta dei rifiuti è stato licenziato perché durante il periodo di malattia a causa di un infortunio al piede teneva invece corsi di addestramento nell’ambito della sua attività, in quanto titolare di un’agenzia per la sicurezza, con sede a Martellago, che fornisce servizi per la sicurezza dei vip, investigazioni e tiene anche corsi di reclutamento per agenti di sicurezza.

In questo caso si è arrivati a una conciliazione giudiziaria che ha portato l’autista ad accettare il licenziamento in caso di una buona uscita di circa 40 mila euro. C’è poi il caso di un terzo dipendente licenziato perché assente alle visite fiscali e che però, davanti al giudice del lavoro, ha portato una serie di atti, comprovati dal medico curante, in base al quale con la sua patologia non c’era l’obbligo di restare a casa durante le fasce orarie delle visite fiscali. In questo caso il giudice ha disposto la risoluzione del contratto al posto del licenziamento, perché è venuta meno la fiducia dell’azienda nei confronti del lavoratore. Una formula che garantisce maggiormente il lavoratore - ad esempio nel riconoscimento di alcune mensilità retribuite - ma che ugualmente porta alla perdita del lavoro. Ma anche in questo caso la battaglia in tribunale non si è ancora conclusa.

Resterà fuori dalle aule giudiziarie invece la vicenda dei quattro dipendenti scoperti a rubare materiale ferroso, che poi andavano a rivendere, all’eco-centro di Mirano. Un danno, in termini economici, di poche centinaia di euro, ma comunque grave. «Ci sono comportamenti gravi e certo non si può difendere chi ruba», dice Antonio Battistuzzo, «ma al di là dei singoli casi su cui si pronunceranno i giudici del lavoro, bisogna distinguere tra chi se ne approfitta e chi no. Questo è un lavoro usurante nei fatti, anche se formalmente la legge non lo riconosce come tale, e di questo l’azienda deve tener conto».

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