Venzia, i tagli mettono in ginocchio la Fenice
Il teatro avrà nel 2011 dallo Stato 8 milioni, contro i 13,2 del 2010. Il nuovo sovrintendente della Fenice Chiarot: «Tagli drammatici, si rischia l’emergenza sociale»
La platea del teatro La Fenice durante il concerto di Capodanno
VENEZIA. Un'incognita che pesa come un macigno: La Fenice produce e piace sempre più al pubblico (135 mila spettatori paganti, 170 mila visitatori, seconda attrattiva della città dopo il Ducale), ma la mannaia dei tagli rischia di mandarla in cortocircuito. Il governo non ha rimpinguato il Fus, nel decreto Milleproroghe. Tradotto: la Fenice avrà nel 2011 dallo Stato 8 milioni, contro i 13,2 del 2010 e gli oltre 16 del 2009. Tagli ai trasporti, ai fondi per il turismo, a una «fabbrica di cultura» come la Fencie. Ovunque, è allarme-lavoro.
«Le cifre sono drammatiche: si rischia di aprire una nuova emergenza sociale», non si nasconde il soprintendente Cristiano Chiarot, «c'è un altissimo impegno del teatro, in tutte le sue componenti, per far crescere la partecipazione dei privati e i biglietti venduti, con l'aumento delle recite, tanto che gli incassi degli spettacoli sono passati dal 3 milioni del 2009, ai 5,5 del 2010 ai 2 milioni già venduti in prevendita per il 2011. Noi facciamo e faremo ancor più la nostra parte: insieme ai contributi degli sponsor privati, gli eventi organizzati da Fest (come convention e gala) gli incassi copriamo il 35% delle spese, perché offriamo un cartellone di grande interesse e la Fenice è conosciuta nel mondo. Ma ha costi non comprimibili, come i 16 milioni necessari al personale, pari al 60% del bilancio: sono i fondi pubblici la nostra prima fonte. Siamo un ente lirico fondato da ministero dei Beni culturali, Regione Veneto e Comune di Venezia che devono rendersi conto che con il taglio del Fus in questi termini si crea una grave questione sociale: ci dicano cosa dobbiamo fare con le maestranze, l'orchestra, il coro».
Sulla carta, il 2011 del teatro La Fenice è un anno in piena crescita, con il 52% in più dell'offerta di spettacoli, prospettive di aumento degli incassi (6,5), spettatori e visitatori in crescita - «Se fossimo un'impresa, saremmo un'impresa di successo e se avessimo l'opportunità di aprire 365 giorni all'anno, come Vienna, saremmo sempre pieni», chiosa il direttore artistico Otombrina - ma in realtà si apre un anno rischiosissimo, dal momento che il 2010 ha chiuso con un deficit di 3,5 milioni, pari al taglio di Fus non rimpinguato a fine anno.
«Per carattere sono ottimista e voglio credere che anche questa volta, grazie a vecchi e nuovi sponsor, l'attività del teatro sarà di livello», commenta il sindaco Orsoni, lanciando un appello alle imprese, «ma la situazione è particolarmente delicata: il ministro Bondi ci aveva promesso che il Fus sarebbe stato reintegrato, così non è stato, il che ci mette in grande difficoltà La Fenice è una delle grandi attrattive della città: abbiamo bisogno dell'aiuto di sponsor e del mondo delle imprese».
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