Vento teso e nasi all'insù: si è chiusa la due-giorni degli aquiloni
Si è chiusa domenica, a metà pomeriggio, la due-giorni di festa al parco di San Giuliano con gli aquiloni: un sabato e domenica dedicato a grandi, piccoli e famiglie che condividono questa passione. Tutti con il naso all'insù per seguire le evoluzioni degli aquiloni, accompagnati anche da musice live, al cui ritmo hanno danzato nel cielo. Il tempo incerto non ha giovato alla festa, che forse poteva meritare un pubblico più numeroso. Ma per i presenti c'è stato comunque grande spettacolo.
E al parco sono arrivati anche veri e propri personaggi che intorno agli aquiloni hanno costruito quasi un mestiere.
Ecco Maurizio Stievano, 49 anni, impiegato, soprannominato “la sartina”. In provincia, ma anche fuori, è conosciuto da tutti perché disegna e produce aquiloni acrobatici, con uno o due cavi, di quelli che si vedono compiere acrobazie nell’aria, le più impossibili. Di una abilità certosina, è completamente autodidatta. «Lo faccio per hobby», racconta, «avevo iniziato a volare, poi un po’ per il costo, un po’ perché mi piaceva farmeli, ho provato a costruirli da me, chiedendo a mia suocera la macchina da cucire». Detto fatto, una volta imparato a usare lo strumento, non lo ha fermato più nessuno.
Sabato Stievano era sulla collinetta del parco di San Giuliano dove è in corso la “Festa del Vento” e stava ammirando le sue creature, come l’aquilone con il leone di San Marco su sfondo azzurro e lo stemma del Lions Venice Kite. «Sono partito con degli esperimenti, un po’ sbagliando, adesso realizzo aquiloni acrobatici a due e anche a un cavo solo». Dietro la porta di casa, ha la fila. «Tra il lavoro e la famiglia, costruisco un po’ alla sera, un po’ il sabato rubando il tempo a moglie e figli. Mi sono realizzato uno spazio ben attrezzato in garage». Dove scompare per ore, e nel frattempo crea.
«Il materiale lo acquistiamo da negozi specializzati, oramai abbiamo il nostro giro di contatti. Si ordina in internet la stoffa particolare, i cavi, le stecche, tutti gli accessori. Il lavoro più grosso è la parte che riguarda il taglio e il cucito: per questo mi chiamano “Sartina”. Ho diversi modelli, alcuni li progetto direttamente, poi capita che mi chiedano colori o disegni particolari. I primi mi sembravano belli ma se li guardo adesso mi verrebbe la voglia di gettarli».
Stievano, infatti, con gli anni è diventato un perfezionista. «Ho fatto strada, mi sono documentato su siti americani: ci sono siti che mettono online aquiloni e progetti: da là ho iniziato. Poi si correggono gli errori pian piano». E la voce oramai si è sparsa: «Io sono stato il primo a iniziare a costruirli, adesso c’è qualcun altro cui ho insegnato, come mio cognato». Tempo? «Lavorando tutto il giorno, quasi senza mangiare, ce la si può fare in due giorni: altrimenti, impiegando qualche ora dopo cena senza il patema, una settimana buona». Precisa: «È un lavoro di precisione, perché i piloti sono delicati, pretenedono che l’aquilone sia molto performante: se vuoi fare un lavoro fatto bene devi essere preciso al millimetro, se sgarri non vola più come dovrebbe o qualcosa non va. La parte più difficile è l’assemblaggio».
Stievano, oltre a costruirli, li ripara quando si rompono, cosa che capita non di rado. «È una passione, ci metto impegno, cerco di fare del mio meglio e se non sono perfetti a volte li butto». Ieri, prima giornata di esibizioni, il tempo ha tenuto nonostante le previsioni; al pomeriggio ha fatto capolino il sole e il vento non si è fatto pregare. I piloti si sono piazzati in mezzo al parco, con tanto di tavoli e necessaire per passare la giornata. Al pomeriggio in tanti sono rimasti a bocca aperta a guardare il cosiddetto trick contest, una serie di movimenti su basi musicali: 30 secondi a testa, i piloti si danno i voti tra loro e il più bravo vince».
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