Ventimila lavoratori in nero: grido d’allarme della Cgia
MESTRE. Sono ventimila ogni giorno i lavoratori in nero che offrono servizi a prezzi più o meno convenienti in terraferma e municipalità. A lanciare un grido di allarme ieri mattina dalla sede della Cgia di Mestre è il segretario Paolo Zabeo, nell’ambito della presentazione dell’opuscolo “Chi apre Chi chiude”, promosso dall’Associazione Artigiani e Piccole imprese assieme a Venezia Opportunità.
C’è chi si improvvisa idraulico per i vicini di casa, chi allestisce una piccola officina nel proprio garage, chi aggiusta serramenti e installa zanzariere, chi - soprattutto donne - si reca nelle abitazioni di amiche e conoscenti per fare una messa in piega, pettinare qualche signora che non esce di casa, dare una rinfrescatina al colore dei capelli.
I lavoratori abusivi che fanno concorrenza sleale alle botteghe nostrane, in perenne lotta con la deregulation del commerci e i lavori in corso, sono tantissimi e lo si evince ascoltando i discorsi della gente, ma anche guardando muri, pali delle fermate, ovunque ci sia spazio per appendere bigliettini con numeri di telefono, anche se poi a fare il resto ci pensa il passaparola.
Una piaga, dunque, che si sta diffondendo a macchia d’olio nel nostro territorio. A causa della crisi il numero degli irregolari è pressoché raddoppiato toccando, secondo una stima, le 20.000 unità. Persone che svolgono, magari solo per qualche ora al giorno, attività completamente sconosciute al fisco.
«Si tratta di cassintegrati», spiega Zabeo, «lavoratori che non ce la fanno a tirare avanti, ma anche pensionati che una volta vivevano con quello che garantiva la pensione e che oggi devono magari mantenere nipoti o figli. Problematico è specialmente il nutrito esercito di parrucchiere che vanno direttamente a casa dei clienti, nella maggior parte dei casi ex dipendenti di qualche negozio. Senza contare poi i parrucchieri cinesi che spuntano come funghi, creando in alcune zone della città dei veri e propri ghetti, come accaduto in via Piave, svalutando gli immobili».
La Cgia continua a ricevere moltissime segnalazioni e telefonate da parte di artigiani e semplici cittadini che denunciano la situazione. Le forme di sommerso dunque sono purtroppo in aumento, anche perché la cassa integrazione ad un certo punto finisce e l’assegno di disoccupazione non basta.
Nel frattempo, la crisi accorcia le ferie e le saracinesche rimangono alzate, ecco perché il libretto dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese presentato ieri è sempre più prezioso. All’interno sono indicate, divise per categoria e per zona, le attività che rimangono aperte nel periodo più caldo dell’anno, quello in cui una volta la città si svuotava e rimanere a casa era quasi un tabù. Sono oltre 85 mila le famiglie che riceveranno l’opuscolo, oltre 1.000 le attività artigiane suddivise in 70 categorie che hanno fornito il proprio calendario. Ad agosto oltre 500 di queste rimarranno sempre aperte: praticamente un’impresa su due.
«Il nostro obiettivo», spiega Zabeo, «è limitare il fenomeno della saracinesca selvaggia e del lavoro nero, combattendo gli interventi di chi si improvvisa esperto di settore ponendo il cittadino dinanzi a richieste economiche esagerate e approfittando dell’assenza dei veri professionisti».
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