Vent’anni dopo ritorna il reggae degli Africa Unite

di Michele Bugliari
MARGHERA. E’ tornata insieme dopo 20 anni la storica formazione del 1993 dei reggae Africa Unite, quella del disco “Babilonia e poesia”. Questa sera il concerto al centro sociale Rivolta di Marghera. Apertura dei cancelli alle 19, biglietti: 13 euro in prevendita e 15 euro sabato al botteghino. Gli Africa col “Babilonia e poesia tour 2013” si presenteranno con la stessa scaletta, gli stessi strumenti, gli stessi tecnici e gli stessi componenti del 1993. Per l’occasione Bunna (voce e chitarra), Madaski (voce e tastiere) e Papa Nico (percussioni) sono riusciti a riunirsi con i loro amici che nel passato avevano abbandonato gli Africa per entrare in altre importanti formazioni. Ci riferiamo a Sergio Pollone (batteria) dei Fratelli di Soledad e dei Casino Royale, Max Casacci (chitarre) dei Subsonica, Gianluca “Cato” Senatore (basso) dei Bluebeaters, Paolo “The Angelo” Parpaglione (sax) dei Bluebeaters e Mauro Tavella (campionatori). Com’è nata l’idea della reunion dei vecchi Africa? «Lo spunto è nato», risponde Bunna, «da una chiacchierata tra Max e Madaski. Poi, l’idea ha preso corpo anche perché ci piaceva la prospettiva di tornare a condividere il palco di nuovo con amici che per motivi diversi avevamo perso di vista». Registrerete un album dal vivo di questo reunion tour? «Sicuramente perché è giusto che rimanga una testimonianza di un’esperienza così importante». Avete anche scritto due nuove canzoni con questa formazione. «Sì però abbiamo deciso di non inserirle nella scaletta perché i brani nuovi non suonavano bene accanto ai pezzi di 20 anni fa ». Farete un album di inediti con Casacci e gli altri? «Stiamo lavorando con un po’ di calma a dei pezzi nuovi, sicuramente l’intenzione è quella. Per la prossima estate poi abbiamo programmato il tour per la formazione attuale degli Africa ma forse torneremo a fare anche delle date con la band di “Babilonia e poesia”. La cosa più bella di tornare tutti insieme è stato constare che l’amicizia fra noi è ancora viva anche se ovviamente nel passato ci sono stati dei momenti difficili». Il nuovo tour rappresenta il modo per ricordare un periodo importante per gli Africa. «Sì perché per la prima volta si è definita la possibilità che quella che fino a quel momento era stata solo una passione potesse diventare una passione qualcosa che ci permettesse anche di vivere. Poi, “Babilonia e poesia” ha rappresentato il passaggio dalle canzoni in inglese ai testi in italiano. Per l’epoca proporre il reggae in italiano rappresentava qualcosa di abbastanza avveniristico. E’ stato un azzardo che però ha finito per aprire una strada a tutto il reggae italiano». I primi anni Novanta hanno rappresentato un periodo importante per la scena musicale indipendente italiana. «Il fenomeno delle posse ha influito molto, in un momento in cui c’era molta attenzione di fronte alle nuove proposte e i messaggi riacquistavano importanza. Gli Africa hanno intrapreso quella strada anche perché hanno vissuto un momento di grande fermento».
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