Veneziani e stili di vita: tanto alcol e fumo, poca frutta e verdura

Alto il rischio malattie cardiovascolari e oncologiche, ma i comportamenti a tavola e in auto migliorano

VENEZIA. Migliorano gli stili di vita nel Veneziano, ma c’è ancora molto da fare per garantirsi un futuro più in salute e con meno rischi. Lo dice il report proposto dalla Direzione prevenzione sicurezza alimentare e veterinaria della Regione (Passi), dopo aver condotto uno studio approfondito su tutto il territorio veneto. È positivo, quindi, che le analisi più recenti diano una fotografia rassicurante dei cittadini che vivono sul territorio di competenza della Usl 3 Serenissima, ma è fondamentale continuare a migliorare. Il monitoraggio Passi, offre infatti una interessante immagine degli stili di vita affrontando temi quali rischio cardiovascolare, screening oncologici, attività fisica, abitudini alimentari, consumo di alcol, fumo, sicurezza stradale, salute mentale, ma anche vaccinazione antinfluenzale e incidenti domestici, cioè i principali temi al centro dei programmi di prevenzione.

Risultati. Dall’analisi emerge che si sta facendo molto, e molto stanno cambiando le abitudini dei cittadini. Occorre però continuare a sensibilizzare, perché gli stili di vita corretti sono vere e proprie medicine. Concetti ribaditi da anni anche dall’Ordine dei Medici con iniziative come Venezia in Salute. E se c’è un fronte su cui nel Veneziano sarebbe importante compiere passi più rapidi è quello dell’uso e dell’abuso di alcool, abitudine sempre molto diffusa, con le sue ricadute negative non solo per la persona, ma anche in tema di gravidanza e rischio per chi guida. Quasi due terzi della popolazione tra 18 e 69 anni consuma abitualmente bevande alcoliche, e il 20 per cento ha affermato di eccedere. Un problema specie tra i giovani e soprattutto per gli uomini. Problema che si riflette anche sulla guida e la sicurezza stradale, dove risulta dalla ricerca anche un poco soddisfacente uso della cintura di sicurezza.

Il 94 per cento delle persone intervistate dice di usare con continuità la cintura anteriore, mentre quella sui sedili posteriori solo il 43 per cento la allaccia. Il 7 per cento delle persone ammette poi di aver guidato in stato di ebbrezza.

Sedentarietà. Sullo stato di salute gli uomini si sentono meglio delle donne, e il 72 per cento degli intervistati lo considera infatti buono. Troppi sono però i sedentari. Il 26 per cento dei partecipanti alla ricerca non fa proprio attività fisica e solo il 37 per cento fa almeno due ore e mezza di camminata veloce nell’arco della settimana.

Fumo. Rimane una nota dolente. Il 23 per cento si dichiara fumatore e il 21 ex fumatore. Gli ex fumatori hanno smesso di fumare con un percorso personale (96 per cento) senza chiedere un aiuto al proprio medico. Il 92 per cento delle persone assicura che, sul luogo di lavoro, viene sempre o quasi sempre rispettato il divieto di fumo, il 90 nei luoghi pubblici. L’8 per cento fuma in casa.

Alimentazione. Dallo studio emerge che frutta e verdura sono troppo poco utilizzate. II 32 per cento degli intervistati è in sovrappeso, mentre gli obesi sono l’11 per cento. Il consumo di frutta e verdura risulta diffuso, ma solo il 13% aderisce alle raccomandazioni con almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno. Poco diffusa specie nelle persone tra i 18-34 anni.

Vaccini e cuore. In media il 19 per cento degli intervistati tra i 18 e i 64 anni, con almeno una condizione a rischio per le complicanze dell’influenza si è vaccinata lo scorso anno. Mentre il numero di donne potenzialmente suscettibili alla rosolia è pari all’1 per cento, valore che può essere considerato molto buono. Si stima invece che sia iperteso un quinto della popolazione tra i 18 e i 69 anni e il 78 per cento è in trattamento farmacologico. Più di un quarto delle persone afferma di avere valori elevati di colesterolemia. Una persona su tre di non avere controllato il propri livelli di colesterolo negli ultimi 12 mesi. Il 6 per cento degli intervistati riferisce di aver avuto sintomi di depressione. Bene invece la prevenzione, con dati elevati di partecipazione agli screening oncologico proposti dalla Usl.

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