Veneziani a Bruxelles: chi ha aiutato un ferito, chi dovrebbe partire e non sa se potrà, chi era in metro. "Città spettrale"

VENEZIA. Molti i veneziani che abitano a Bruxelles, in particolare per attività legate agli uffici dell'Unione Europea, come Gianmarco Bondi, che su Facebook ha cariato questa sua drammatica testimonianza, per rassicurare parenti e amici e che qui racconta la sua drammatica esperienza: "Ho aiutato i feriti coperti di sangue"

"La città è assediata: hanno colpito l'aeroporto e le stazioni centrali della metro, quelle che utilizzano tutti in centro e servono proprio gli uffici della commission europea", racconta Elisabetta Baldassarre, che con i figli e il marito (funzionario polacco della Commissione europea) vive a Bruxelles da dieci anni, "ora hanno bloccato tutti i servizi pubblici, la situazione è spettrale. Siamo sconvolti perché è ormai sempre più evidente che possano colpire dove e quando vogliono: si pensava che dopo gli arresti dei giorni scorsi si fosse al sicuro e, invece, non è così. Noi dovremmo partire domani per Varsavia, anche se da un altro aeroporto, ma non abbiamo idea di cosa accadrà".
"La scuola internazionale è già in vacanza e, pertanto, molti ragazzi oggi erano a casa e non su quelle linee della metropolitana, ma proprio ora la radio sta dicendo che le scuole di tutta la città terranno i ragazzi, anche i bambini dentro e ai genitori è proibito andarli a prendere: pesa che angoscia per loro...". "Bruxelles non è una città razzista e neppure negli ultimi mesi si sono create situazioni di grande tensioni con la comunità araba, numerosissima", conclude Elisabetta Baldassarre, "ma certo sta invece crescendo una vera e propria rabbia verso qualsiasi forma di estremismo".
La testimonianza della giornalista veneta Maura Bertanzon, che lavora alla rappresentanza della Regione Veneto, raccolta dal collega Enrico Pucci.
Eros Artuso, 37 anni di Vigonza, è consulente per la Commissione Europea: la polizia lo ha fatto scendere dalla metropolitana dopo gli attentati. "Sono uscito questa mattina presto alle 8 per un caffè e ho visto qualche macchina della polizia, ma nessuno pensava al disastro. Ho saputo da mio fratello quello che stava succedendo e l’ho saputo dagli amici dell’Italia che mi chiedevano come stavo. A quel punto sono sceso alla metropolitana e mi hanno detto che sono stati messi degli ordigni anche lì, a sole due fermate di distanza. Le persone giravano per strada senza sapere dove andare e s’incamminavano a piedi perché era tutto era bloccato. Bloccate anche le linee telefoniche, quindi l’unico modo per comunicare è via internet skype e whatsapp. Davanti alle ambasciate e ai centri commerciali sono di nuovo rimessi militari come nel periodo dopo il Bataclan. I poliziotti sono scesi immediatamente in strada per decongestionare il traffico.Ora tutto è vuoto ma continuano ad arrivare volanti della polizia e più elicotteri sta perlustrando la zona, uno sempre fisso sulla Commissione". (testimonianza raccolta da Vera Mantengoli)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia