Venezia68. Bene gli extra-terrestri di Gipi

Terzo film italiano in gara: "L'ultimo terrestre" di Gian Alfonso Pacinotti. Sbarcano gli alieni in un paese distratto e disilluso: applaudono i critici. Piace anche "Killer Joe" del regista William Friedkin
Gian Alfonso Pacinotti, noto come Gipi
Gian Alfonso Pacinotti, noto come Gipi
VENEZIA. Un'Italia distratta, amorale, violenta, in crisi economica e così assente da non essere

scossa neppure dall'annuncio ripetuto dell'arrivo imminente degli alieni. Insomma c'è poco da ridere se è davvero il nostro paese quello raccontato da 'L'ultimo terrestre', esordio alla regia del disegnatore e fumettista pisano 'Gipi', ovvero Gianni Pacinotti.


Protagonista un uomo solo, chiuso nella sua faccia buffa e dura, Luca Bertucci (Gabriele Spinelli), una sorta di Virgilio, di guida tra le strade di provincia di un paese assente. Luca, trentenne barista in un Bingo, tanto normale insomma non è. Ha lo sguardo monocorde e problemi di relazione, specie con le donne, dopo essere stato abbandonato dalla madre da piccolo (''quella femmina maledetta''). Ogni tanto va a trovare il padre contadino in campagna (Roberto Herlitzka), un uomo mite che sembra non abbia ancora superato l'abbandono della moglie, e ha come amico e confidente un trans che fa la vita per strada. Unica passione certa, per lui che vive nel più anonimo e fatiscente dei residence, l'attrazione segreta per la vicina di

casa Anna (Anna Bellato). Così Luca la spia, la desidera, ma con sensi di colpa perché le donne, alla fine, le sente ostili. Preferisce, quando ha i soldi e voglia, di andare a prostitute. E' più semplice e meno conivolgente.


E gli alieni che stanno per arrivare? Un problema marginale. C'è chi pensa che porteranno via il lavoro come gli extracomunitari e chi immagina una loro funzione angelica. E così i cattivi pensano che saranno puniti e i buoni, al contrario, premiati.


Nel film - prodotto dalla Fandango in collaborazione con Rai Cinema e Toscana Film Commission e liberamente ispirato al romanzo a fumetti Nessuno mi farà male di Giacomo Monti (edizioni Associazione Culturale Canicola) - gli alieni che si vedono rappresentati come dei buffi pupazzi dai grandi occhi sembrano avere una funzione giudicatrice, da giudizio universale.


Ma in questa Italia, assente e senza morale, nessuno sembra preoccuparsene più di tanto. Continua invece la violenza come l'idea stessa che nulla davvero possa cambiare questo nostro

paese: ''La cosa che fa davvero paura è che alla fine non cambi niente'' dice a un certo punto il protagonista.
Argomenti:venezia68

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia