«Venezia, via al dialogo Italia-Russia»
Il dialogo internazionale riparte da Venezia. «Occasione di pace, di scambi culturali e di opportunità per i mercati e le imprese. La nostra città offre al governo italiano di essere un luogo che Roma non potrà mai essere: il luogo del dialogo tra culture e religioni. A cominciare da quello fra Italia e Russia». Nel salone da ballo del museo Correr, il sindaco Luigi Brugnaro rilancia la sua idea: portare in laguna Putin e Obama per una grande conferenza di pace. Idea abbozzata il giorno dei funerali della povera Valeria Solesin, la ragazza veneziana uccisa dai terroristi a Parigi. E ripresa con il viaggio a San Pietroburgo, città natale di Putin e sede dell’Ermitage, uno dei musei più importanti del mondo. Lo fa durante la presentazione del libro “Putin, vita di uno zar”, presenti la prima console di Russia in Italia Nadehzna Smirnova e il console russo onorario a Venezia, Eligio Paties.
Dialogo Italia Russia. Che deve ripartire dall’asse Venezia-San Pietroburgo. «Il bilancio dell’ultimo viaggio a San Pietroburgo è sicuramente molto positivo», dice il sindaco, «sia per gli incontri avuti ad alto livello, sia per la possibilità che da tale dialogo nascano non solo scambi culturali, ma anche opportunità per i mercati. Noi siamo in pole position per essere partner affidabili. Ma dobbiamo essere pragmatici ed operativi, senza perderci in chiacchiere, cogliendo questa opportunità che diventa occasione di lavoro per noi e per i nostri figli» .
«Nostro obiettivo», ha proseguito, «è quello di togliere l’embargo alla Russia ancora in essere per la Crimea», dice Brugnaro, «non discutiamo nel merito, anche se la Crimea è sempre stata russofona. Ma l’embargo causa problemi alla popolazione russa e anche alle nostre imprese che non esportano più». Come rimediare? Brugnaro spiega che «le città possono fare quello che i governi ancora non riescono».
Ed ecco il progetto. Scambi di opere e di progetti tra il grande Ermitage e la Fondazione Musei. Il museo sulle rive della Neva ha quasi tre milioni di opere, di cui solo 60 mila esposti. Quasi mille sale in quattro grandi edifici, tra cui il celebre Palazzo d’inverno della Rivoluzione russa del 1917. Richiami all’arte italiana, con capolavori del Rinascimento, del Barocco e del vedutismo veneziano, opere neoclassiche. La vicinanza tra San Pietroburgo, antica capitale della Russia, e Venezia è ben visibile nella sua struttura di città d’acqua. Ma anche nelle strutture del museo e dei palazzi, compreso il grande palazzo di Caterina e dai giardini disegnati da architetti italiani come Francesco Rastrelli e Giacomo Quarenghi.
Brugnaro racconta di come nei due giorni di visita in Russia abbia visto con gioia luoghi celebri della storia e dell’arte. «Dobbiamo partire da lì», dice. Quando si potrà vedere qualcosa di concreto? «Questo è un cammino lungo, ci vuole tempo. Ma i primi frutti già si intravedono».
La prima decisione di Brugnaro è stata quella di confermare come direttore generale della Fondazione Ermitage Italia Maurizio Cecconi, che ricopre la carica dal 2007, quando la fondazione aveva ancora sede a Ferrara, città natale del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. La Fondazione ha adesso sede negli spazi delle Procuratìe Vecchie in piazza San Marco. «Gli spazi saranno ampliati e quello sarà il nostro punto di partenza», ha promesso Brugnaro.
Ieri Cecconi era a L’Aquila, a inaugurare il nuovo museo ricostruito dopo il terremoto con il ministro Franceschini. Il primo interamente antisismico. Ai restauri dell’Aquila i russi hanno contribuito con 12 milioni di euro. Il direttore dell’Ermitage, Michael Pietrovski, ha prestato un’opera del museo da esporre.
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