Venezia, Venini e Bulgari: un profumo da 200 mila euro a bottiglia

È la nuova creazione della vetreria per la maison di gioielli:  un flacone extralusso ispirato a un’anfora romana rivestito d’oro e pietre preziose

MURANO. Come la Lamborghini di Totti, la festa d’addio al nubilato di Amal, un weekend lungo all’hotel President Wilson di Ginevra. Come non si era (quasi) mai visto prima, perché il vero lusso è sempre pubblico, condiviso e stimabile. Questo, invece, è un lusso privato, da alcova, da mensola del bagno, che costa 200 mila euro a flacone: tanto vale la nuova bottiglia firmata da Venini per il profumo Opera Prima di Bulgari, evidentemente “limited edition”.. Il contenitore rivestito di foglia d’oro, ispirato a un’anfora romana, e cioè la forma, in questo caso conta più della sostanza - l’essenza a base di limoni di Sicilia e fiori di arancio - che rischia di passare in secondo piano rispetto alla profusione di pietre preziose che abbracciano la boccetta dalla base al tappo, come una reliquia; ma non sarà un problema per nessuno.



Alla vigilia del suo primo secolo di vita, la storica fornace di Murano annuncia la realizzazione del prodotto con la soddisfazione del caso, alludendo alle «straordinarie tecniche manuali» degli artigiani che non fatichiamo a rappresentare.

Immaginiamo l’ansia da prestazione dei maestri vetrai nell’atto di posizionare i diamanti sugli anelli che sembrano piccoli fedi, nel fondere l’oro zecchino sulla pancia del flacone, nella scelta dei citrini sul tappo che assomiglia a un turbante, nell’intaglio dell’ametista alla base.

Immaginiamo la trepidazione della creatrice della fragranza, Daniela Andrier, nel legare il proprio naso al profumo più costoso di sempre, o quantomeno a parimetro con l’Imperial Majesty di Clive Christian, in cristallo Baccarat e oro a 18 carati, che nel 2006 entrò nei Guinness dei primati.

La Venini, dal 2016 controllata dalla famiglia Damiani, già a capo dell’omonimo brand di gioielleria, vanta opere da museo, entrate nelle collezioni del Metropolitan e del Moma di New York, della Fondazione Cartier di Parigi così come del Victoria and Albert Museum di Londra, con il coinvolgimento di architetti e artisti quali Carlo Scarpa, Vittorio Zecchin, Ettore Sottsass, Tadao Ando.

Fino a ieri, erano i lampadari per gli sceicchi arabi a finire nella lista degli oggetti più costosi, o i vasi per le ville di Beverly Hills, o ancora i servizi di piatti per le case reali, o la famosa “La sentinella di Venezia”, che nel 1962 raggiunse la quotazione di 737 mila dollari. Ora tocca alla bottiglia di profumo di cui sappiamo tutto, tranne chi la comprerà. —
 

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