Venezia: va a trovare in barca il figlio in cimitero, multato
VENEZIA. Va a trovare suo figlio in cimitero e i vigili lo multano. «Non si può ormeggiare», scrivono nel rapporto. «Una vergogna, perché non possiamo raggiungere l’isola di San Michele in barca?», protesta l’interessato, il titolare del cantiere motonautico veneziano Mauro Gherardi.
La storia comincia nel 2013. Il primo novembre Gherardi va come sempre con la sua barchetta nell’isola di San Michele, dove è sepolto suo figlio.
«Ho ormeggiato dietro il pontile Actv, non davo fastidio a nessuno», racconta. Ho legato la barca a delle s-cione, gli ormeggi ad anello, sono lì apposta. Ma dopo pochi minuti, quando sono tornato, i vigili mi hanno messo la multa». Doppia infrazione, perché nel canale di San Michele, in base a una vecchia ordinanza del Magistrato alle Acque, le barche private non possono passare. Transitano invece i motoscafi e i battelloni Actv che producono alle rive molti più danni di una barchetta in legno. Gherardi si difende, dicendo che il motore non era acceso. Ricorsi e controricorsi. «I vigili insistono nella loro versione. «L’unità in quanto dotata di motore fuoribordo è da intendersi a tutti gli effetti a motore, indipendentemente dalla sua propulsione. Le fermate sono vietate ai pontili Actv». Gherardi replica: «Il natante è stato ormeggiato dietro il pontile». Ricorso respinto. Multa di 135,40 euro diventata esecutiva.
«Non è per la cifra, ma voglio rendere pubblica questa grande ingiustizia», denuncia Gherardi, «in questa città non è previsto che un residente possa girare in barca». Nessun ormeggio è previsto al cimitero. «Nelle altre città ci sono i parcheggi, si può andare in macchina. Qui bisogna prendere i mezzi Actv. Peraltro sempre strapieni di turisti, e anche a pagamento».
Problema che si può estendere ad altre zone della città. Anche a San Marco e nella stragrande maggioranza dei rii interni è impossibile ormeggiare e scendere a terra. Il regolamento comunale lo prevedeva, ma le aree di sosta non sono mai state attivate. Così capita che un diportista, quasi sempre residenti con barca tradizionale in legno, viene multato e accusato addirittura di «abbandono di natante».
«Assurdo», dice Gherardi, «voglio spiegare al sindaco che questo sistema penalizza i veneziani. Non va bene. Bisogna modificare il regolamento della navigazione».
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