Venezia usa la testa: cinque gol rifilati al Lumezzane
PORTOGRUARO. Per vincere ci vuole testa. Anche altre parti del corpo, dice il dissacratore. Vero. Ma se non hai testa non vai da nessuna parte. Per ragionare, nei momenti chiave di una partita, ma anche per ricevere i cross e buttar dentro la palla. Benvenuti alla fiera del gol, stadio Mecchia. Venezia cinquina, tanta roba, Lumezzane tre. Si segna più di testa che con i piedi, sarà ancora calcio estivo, ma per una squadra che sette giorni prima aveva rischiato di annegare nel lago di Garda, sponda Salò, va benissimo così.
Fasce e cross, discesa e palla in mezzo, fondo e traversone, una partita che vive in buona parte di situazioni come queste, tutte uguali, tutte ad uso e consumo dei colpitori di testa, galvanizzati dall’idea di punzecchiare - e far male - a difese messe male e a portieri che non escono nemmeno se la porta prende fuoco.
Prendiamo i tre gol del primo tempo: neanche il tempo di controllare il modulo e il Lumezzane va a segno. Corner di Benedetti e capocciata di Torregrossa (con un cognome così non puoi mollarlo nei palloni alti). Pareggio al quarto d’ora, corner di Calamai e la testina la mette Di Bari, posando il pallone dove nessuno ci arriva. Saltiamo all’attimo prima dell’intervallo, per dire del sesto corner dei bresciani, arriva Belotti da dietro, zuccata respinta e pallone sbattuto dentro da un metro. In mezzo, una serie di mischie selvagge, gelo sulla schiena in una serata che più afosa non si può.
Diciamocela tutta, senza cattiveria e non si arrabbino gli allenatori: se gli allenamenti a porte chiuse servono per preparare le palle inattive, far gol su corner e non prenderne, beh, prepariamoci ad allenamenti blindati.
Secondo tempo, altra musica, e non va escluso che Dal Canto abbia tirato quattro pugni sul tavolo degli spogliatoi. Neanche cinque minuti e il Venezia rovescia il risultato. Attenzione: 2’, corner di Bertolucci e Maracchi, con la rabbia di chi è appena entrato dopo un primo tempo in panchina la gira in porta, ovviamente di testa. Si alza qualche urlo pro-Venezia, in un Mecchia che fa fatica ad arrivare a seicento anime. E al 5’ ecco Giorico che dal cilindro estrae una punizione maligna, deviata sì deviata no, poco importa, palla dentro e Lumezzane sotto.
Un Venezia spumeggiante, diverso da quello visto prima, un Venezia che diventa padrone della partita, più coperto sulla fascia che Benedetti aveva arato nel primo tempo, e più deciso a spegnere il Lume con la stessa arma dei bresciani. Cori di testa sfiora il palo, D’Appolonia anticipa il tiro di un attimo e manca la porta, ma i rossoblu della val Trompia sono schiacciati e fanno fatica a mettere la testa fuori. E a proposito di testa, la mette giusta Sasha Cori, minuto 21 della ripresa, il cross è ancora di Bertolucci, deviazione millimetrica e ciao portiere. 4-2 per il Venezia.
Altra considerazione: la squadra di Dal Canto deve migliorare, ma almeno gioca e fa giocare, non si sbadiglia di noia qui a Portogruaro e tra gol e quasi gol la gente non rimpiange le sceneggiate della tivù. Prima dei titoli di coda timbra ancora Torregrossa e chiude sul 5-3 Calamai con un fendente da centro area. Al Mecchia il Venezia sorride sempre.
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