Venezia, un grande amore nato in chat finisce con un processo per violenza sessuale: solo bugie

Weekend romantici, proposte di matrimonio: poi lei gli fa una visita a sorpresa e scopre che si è inventato tutto ed è anche sposato. Così lui è stato rinviato a processo per 609 bis e scambio di persona

Roberta De Rossi

VENEZIA. Un grande amore appassionato. Una montagna di bugie, franate in un processo per violenza sessuale per “sostituzione di persona”: quello che prenderà il via il 12 gennaio davanti al Tribunale di Venezia.

Sotto accusa, un cinquantenne della provincia di Asti. A denunciarlo, una quarantenne del Veneto Orientale che si è vista crollare il mondo addosso. Ingenua o vittima di violenza?

Questa storia nasce online nell’autunno del 2017. Nelle prime chat, quell’uomo la conquista quasi subito con i suoi modi gentili, le sue attenzioni, le sue storie. Le racconta di una vita sempre in viaggio per il suo lavoro di architetto, con studio in centro a Torino. E proprio in occasione di un viaggio a Venezia, le propone di conoscersi: di persona.

Per lei, l’emozione di quel primo incontro si trasforma nella certezza di aver trovato il grande amore della sua vita: i mesi a cavallo tra l’ottobre del 2017 e la primavera del 2018 passano tra romantici weekend in riva al Canal Grande, incontri in lussuosi hotel di Milano, ristoranti stellati. Lei il suo amore lo vuole gridare al mondo e per San Valentino pubblica un cuore rosso sulle pagine de “la Stampa”: «Archi Giorgi TI AMO Lady D». Tutto così perfetto che lei decide di fare anche il passo più grande e impegnativo, per una madre: presentargli suo figlio. Ed è subito simpatia tra l’uomo e il ragazzo: si progetta una crociera tutti e tre insieme.

Un viaggio a sorpresa a Torino per il compleanno di lui, una pianta recapitata al “suo” studio di architettura trasformano però il sogno in un incubo: lo studio esiste, ma lì nessuno lo conosce.

Una telefonata furiosa e lei scopre che non solo non è architetto, ma è anche sposato. E scatta la denuncia: «Diceva di volermi sposare all’hotel Danieli di Venezia, con un abito da sposa fatto per me da sua madre, una sarta di Asti», scrive amara nel suo esposto.

Lui reagisce malamente, mandandole un messaggio Whatsapp: «Ho foto interessanti su di te....le manderò a tuo figlio».

Ora se ne occuperà il Tribunale di Venezia. Il cinquantenne della provincia di Asti sarà infatti processato il 12 gennaio con l’accusa di violenza sessuale per sostituzione di persona. L’articolo 609 bis del codice penale prevede, infatti, un caso specifico di violenza «Traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona». In prima battuta, la Procura aveva chiesto di archiviare il caso, sostenendo che per quanto lui fosse stato «spregevole» con il suo «inganno morale», non ci fosse però prova certa che gli «atti sessuali» di quella relazione durata mesi, fossero dipesi solo dalle falsità che lui aveva raccontato.

Più o meno la stessa tesi sostenuta dall’avvocato difensore Andrea Franco, per il quale una relazione d’amore c’era stata.

La donna, però, non si è data per vinta e con l’avvocato Francesco Schioppa si era opposta all’archiviazione. Ieri la decisione del giudice per le udienze preliminari Alberto Scaramuzza: il processo si farà.

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