Venezia, un algoritmo darà l’ok alle navi in Bacino S. Marco
VENEZIA. Il provvedimento più concreto sarà la nuova ordinanza - più restrittiva - che presto sarà emessa dalla Capitaneria di Porto e che non solo confermerà il limite delle 96 mila tonnellate per il passaggio delle navi da crociera nel Bacino di San Marco nella fase transitoria. Ma fisserà criteri più stringenti dal punto di vista ambientale e paesaggistico anche per quelle che continueranno a passare. Mentre il nuovo terminal passeggeri da realizzare a Marghera per le meganavi nel giro di 3-4 anni è ancora pieno di incognite, a cominciare dall’acquisto dai privati delle aree della sponda nord del canale Nord dove dovrebbero essere realizzati i nuovi accosti. E lo scavo del canale Vittorio Emanuele, che dovrebbe rappresentare la soluzione a breve termine per l’approdo in Marittima delle Grandi Navi, evitando San Marco, è «appesa» alla probabile e non agevole Valutazione d’impatto ambientale a cui dovrà essere sottoposta.
Tre ministri non hanno firmato. È questo il bilancio oggettivo della riunione del Comitatone dell’altro ieri a Roma, che lascia dietro di sé ancora molti punti interrogativi sull’effettiva realizzabilità dei progetti indicati nel documento finale - non firmato dai ministri della Ricerca Fedeli, dei Beni Culturali Franceschini e dell’Ambiente Galletti, tutti assenti al momento della stipula - che passeranno in carico al nuovo Governo che subentrerà dopo le ormai vicine elezioni politiche.
Un algoritmo per le Grandi Navi. Il documento finale del Comitatone ha previsto che «nella fase transitoria, al fine di mitigare ulteriormente gli effetti della navigazione dei vettori residui sul canale della Giudecca, l’Autorità Marittima adotti un’ordinanza con la quale consolidare le limitazioni già oggi vigenti valutando la possibilità di definire un limite tecnicamente sostenibile e compatibile sia sotto il profilo ambientale che di tutela architettonico-paesaggistica, per l’accesso via bocca di porto di Lido che tega conto delle diverse variabili d’impatto che si ritiene di dover mitigare». Sarà un algoritmo sulla base dei vari parametri - anche paesaggistici - a dover indicare quali navi da crociera potranno continuare a passare per San Marco e quali no, fermo restando il limite massimo delle 96 mila tonnellate.
Galletti “dimentica” il Vittorio Emanuele. Anche per il ministro all’Ambiente Gianluca Galletti - che non era presente al Comitatone - « l’atto di indirizzo emerso, all’esito dell’incontro, rappresenta sicuramente un punto di equilibrio convincente tra la prioritaria tutela ambientale, lo sviluppo territoriale e l’attività imprenditoriale che contraddistingue Venezia. Ed è il frutto, io credo, di un ottimo lavoro congiunto da parte delle istituzioni interessate».
Lo ha detto ieri alla Camera rispondendo i nel question time a un’interrogazione presentata dall’onorevole Giulio Marcon di Sinistra Italiana proprio sul tracciato delle Grandi Navi e in particolare sulla scelta di Marghera, contestata. Galletti ha ricordato la soluzione Marghera indicata dal Governo - senza menzionare mai il canale Vittorio Emanuele - ed ha aggiunto che in questa fase, in attesa che venga organizzato il Porto di Marghera, verranno messe in atto da parte dell’Autorità marittima una serie di azioni volte a fissare nuovi criteri oggettivi che tengano conto di tutte le variabili architettoniche, paesaggistiche e ambientali, allo scopo di preservare l’intero ecosistema della Laguna». Significativo anche il riferimento del ministro al riferimento al terzo punto dell’atto di indirizzo che per i tracciati alternativi a San Marco ipotizza di coinvolgere « anche altre aree comprese nell'ambito della circoscrizione demaniale marittima di competenza dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico settentrionale che, nel contesto del nuovo assetto organizzativo delle attività portuali, appaiono oggi raggiungibili in piena sicurezza». È il punto che apre alle possibilità di fare arrivare le Grandi Navi anche a Chioggia e che, teoricamente, potrebbe fare riferimento al progetto Duferco del terminal crocieristico di fronte al Lido, che ha superato la Via ministeriale.
L’incognita canale Vittorio Emanuele. Per il possibile scavo del canale Vittorio Emanuele che - in attesa di Marghera - consentirebbe di raggiungere la Marittima dal Canale dei Petroli, portandolo da 7,5 metri di prifondità attuali agli 11,5, l’atto di indirizzo del Comitatone indica la Valutazione d’impatto ambientale e l’analisi dei grandi rischi, anche per la vicinanza ai depositi petroliferi nel passaggio delle navi da crociera. Una procedura che allungherà inevitabilmente i tempi e il cui esito non è affatto scontato. Si chiedono anche simulazioni e approfondimenti affidati all’Autorità Portuale, con la collaborazione di piloti e armatori. In parte già svolte in Olanda e Danimarca dalle compagnie a fine agosto, anche con la collaborazione della Venezia Terminal Passeggeri.
Il nuovo scalo di Marghera. La previsione di 3 anni per la realizzazione del nuovo scalo crocieristico per la meganavi a Marghera rischia anch’essa di essere molto ottimista. Nel documento del Comitatone si parla infatti di «individuare gli accosti per navi di dimensioni più grandi nella zona portuale di Marghera (canale nord, sponda nord), con accesso attraverso la bocca di porto di Malamocco e il canale di grande navigazione Malamocco-Marghera», ma non si parla ancora di progettazione. Tutte le aree individuate, infatti, se pure dismesse, sono proprietà di privati e andranno quindi prima acquistate o espropriate per essere rese disponibili. E i fondi sono dunque ancora da stanziare.
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