Venezia, turisti in balia dei “cocai”: nessun piano anti gabbiani

Il Comune non può emettere alcuna ordinanza perché sono animali selvatici servirebbe un provvedimento d’intesa con Regione, Città metropolitana e Usl 
Foto di Paolo Seno
Foto di Paolo Seno

VENEZIA C’è chi allontana stupefatto il gabbiano con una mano, mettendo in salvo il proprio panino e chi il gabbiano neppure si accorge di ritrovarselo “in testa”, pronto a tentare l’assalto al sandiwich. In piazza San Marco il pic nic è sempre più diffuso ed allargato: a turisti e uccelli.

All’ombra del Campanile e della Basilica si passeggia e si mangia e i gabbiani l’hanno imparato velocemente, ora che tra le calli e i campi non trovano più i sacchetti dei rifiuti poggiati a terra con i quali banchettare. Ma non hanno lasciato la città. Vanno solo a mangiare altrove e uno dei posti preferiti è diventata piazza San Marco: mettici poi i turisti che per uno scatto offrono loro il cibo con il braccio teso al cielo e il gioco è fatto.

Foto di Paolo Seno
Foto di Paolo Seno


«Hanno un becco affilatissimo, come due coltelli, ma il punto è che bisogna privarli di cibo se vogliamo che se ne vadano», aveva raccontato Mauro Bon, ornitologo del museo di Storia naturale, «con il cambio della raccolta da parte di Veritas c’è stata una diminuzione nella presenza dei gabbiani per strada del 60%, ma non basta. Hanno già imparato a cacciare seppie di notte, mettendosi vicino a dove c’è luce. Trovano subito strategie nuove e le trasmettono agli altri esemplari. Fino a quando c’è da mangiare, non se ne vanno, ma quando capiscono che non ce n’è si spostano. Se si vietasse di dare loro cibo, nel giro di una generazione di gabbiani si vedrebbero dei cambiamenti».

La pericolosa moda di offrire cibo ai gabbiani in Piazza

L’onitologo stima la presenza di 5 mila esemplari in laguna, ma al momento il Comune non ha allo studio provvedimenti di una qualche natura: il gabbiano reale fa parte della fauna selvatica e qualsiasi provvedimento di contenimento andrebbe promosso d’intesa con Regione, Città metropolitana, Usl non potendo essere assunto per regolamento, come invece fu per il divieto di alimentare i piccioni, che ne diminuì drasticamente il numero.

Foto di Paolo Seno
Foto di Paolo Seno


Francesca Coccon e Lucio Panzarin hanno censito e “seguito” i gabbiani che hanno messo su nido a Venezia, contando 500 coppie sui tetti della città - nel 2006 erano 24 - per una ricerca commissionata da Veritas in collaborazione con Corila: sono i protagonisti del documentario “I gabbiani di Venezia”, realizzato da Costanza Madricardo e Marian Mentrup di Maco Film, che sarà presentato il 30 maggio alle 17 alla Videoteca Pasinetti, alla Casa del Cinema di palazzo Mocenigo. «Una parte sono stanziali qui in centro storico e un’altra è “pendolare”», spiega la ricercatrice veneziana, «da quando c’è la differenziata non arrivano più alla mattina presto, ma più tardi perché hanno capito che a quell’ora non c’è cibo che invece arriva più tardi, con i turisti e l’apertura dei ristoranti». Con l’associazione Piazza San Marco, i due ricercatori hanno avanzato alcune proposte al Comune, come quella di tendere fili trasparenti nei posatoi, per non permettere loro di adagiarsi a riposare. Al momento, però, nessuna novità su questo fronte. Così si continua alla vecchia maniera. Mediamente, una coppia depone 3 uova all’anno: tra le tombe dell’isola di San Michele - una delle loro colonie - Veritas le passa un a una con la paraffina, per evitare la schiusa. Ma non è sufficiente: se i gabbiani si accorgono del raggiro, ne covano un altro. Così fino a fine mese, l’azienda ha assunto un falconiere. (r.d.r - v.m.)
 

Argomenti:gabbianianimali

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia