Venezia, troppi turisti. E i residenti: «Risarciteci»

Gli abitanti di Strada Nuova chiedono il “pedaggio” e la riduzione della tassa rifiuti: se facciamo le comparse ci paghino

VENEZIA. Una pressione enorme. Concentrata su alcune “direttrici” e aree della città. Dove i residenti vengono schiacciati dalla massa di turisti che arriva la mattina e se ne va la sera. Un quadro drammatico, quello che emerge dal primo studio scientifico sui flussi presentato da Corila, Università di Bologna, Tim e società A4smart. Nei giorni da “bollino rosso”, quando in città arrivano 120 mila persone, il flusso segue percorsi adesso studiati e visualizzati attraverso la tecnologia dei telefonini. Da Strada Nuova, l’area di Cannaregio “invasa” più delle altre, arrivano le prime reazioni. «Se dobbiamo fare i figuranti, vorremmo avviare una certa compensazione anche economica», dice Marina Rodinò, segretaria del circolo Arci e Pd di Cannaregio. Provocazione a metà.

Un tam-tam tra i gruppi culturali e le associazioni della zona. E adesso la proposta di mandare al Comune alcune richieste. «Il 26 febbraio a San Marco c’erano quasi 100 mila persone», dice Rodinò, «la stragrande maggioranza di questi arriva passando da Cannaregio e Strada Nuova. Come resistiamo noi abitanti del sestiere? È giusto per chi non ha ragioni dirette lavorative come i bar, gelaterie, fast-food, ristoranti, negozietti e bancarelle non avere nessun tipo di “rientro” da questa costante presenza»? Il “risarcimento”, hanno messo nero su bianco alcuni cittadini della Strada Nuova, potrebbe consistere in una riduzione della tassa rifiuti. Oppure in una sorta di “pedaggio” per chi attraversa il ponte di Calatrava. Come si faceva nei ponti di Neville a fine Ottocento per finanziarne la gestione. Da studiare. Ma il principio è: in attesa della riduzione dei turisti, le risorse dovranno servire a riaprire luoghi di incontro per i residenti, servizi per anziani, per dar fiato alle associazioni e alle attività sportive e scolastiche, restaurare piccoli monumenti dimenticati come il capitello di Calle Larga. Insomma, un risarcimento per i “figuranti”. «E chissà che Comune e Unesco ci ascoltino», dice Rodinò. Il seme di un’idea che adesso dovrà fiorire per raccogliere consensi. E far capire a Ca’ Farsetti e al governo che i veneziani “esistono” e resistono, e non ci stanno a essere invasi.

Lo hanno detto in forme diverse anche alcuni gestori di locali della Misericordia l’altra sera nell’ambito della manifestazione «Fondamenta Bianca», dove sono stati raccolti fondi per l’Avapo.

Maurizio Adamo, storico gestore del Paradiso Perduto, ha organizzato ad esempio una “festa popolare” per anziani e residenti in corte della Raffineria, dove era il cantiere Lizzio. «Balli, ombre e polpette», il cartello affisso in fondamenta. Musica, balli e poesie di Aldo Vianello, anziano poeta del quartiere. «Non solo festa», dice Adamo, «ma la riscossa civica di noi cittadini. Dobbiamo riprenderci la città e il vivere sociale. Stare insieme e fare musica e politica». Partecipazione straordinaria e un’attività che è solo all’inizio.

Intanto a Palazzo si limano le ultime righe del dossier che dovrà essere inviato all’Unesco. Sindaco e ministero dei Beni culturali sono stati convocati a Cracovia, in Polonia, per il 5 luglio, in vista del “processo” del 15 luglio, quando l’assemblea mondiale dell’Unesco emetterà la sua sentenza sulla situazione veneziana. Si attendono le decisioni ufficiali sulle grandi navi, la regolazione dei flussi e l’organizzazione degli arrivi. Intanto si mettono a punto gli strumenti per numerare e seguire i turisti. Che a fine 2017 potrebbero superare in città i 30 milioni.

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