Incidente mortale in barca a Torcello, indagato il pilota

Attesa giovedì  12 marzo l’autopsia su Anna Rita Panebianco. La Procura dispone anche l’analisi dello scafo e del motore dell’open. Lo schianto sabato sera, tutte le ipotesi al vaglio

Giacomo Costa Ed Eugenio Pendolini
Anna Rita Panebianco
Anna Rita Panebianco

Giovedì 12 marzo verranno disposte la perizia dinamica e anche l’autopsia, il pubblico ministero Elisabetta Spigarelli non vuole lasciare alcuna zona d’ombra sull’incidente nautico che sabato è costato la vita alla 56enne Anna Rita Panebianco.

Gli approfondimenti disposti dalla procura di Venezia, quindi, riguarderanno sia il corpo della manager del caffè Florian che l’open a marchio Brube su cui viaggiava assieme ad altre due persone: se l’analisi dello scafo e del motore era sicuramente dovuta, per chiarire l’esatta dinamica dello schianto, se non le responsabilità della tragedia, l’esame approfondito sul corpo della donna (affidato al dottor Claudio Terranova) non era scontato, visto che la causa della sua morte è stata da subito tristemente evidente, la profonda ferita alla testa troppo grave.

L'incidente a Torcello
L'incidente a Torcello

Nel fascicolo della pm, anche il nome del 45enne che conduceva il motoscafo: sarebbe lui l’unico iscritto nel registro degli indagati, infatti, e l’autopsia potrebbe essere stata decisa proprio per non lasciare nulla in sospeso a fronte delle possibili, gravissime accuse che l’uomo dovrà affrontare nei prossimi mesi.

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Lui, amico della 56enne e del suo compagno, è stato dimesso dall’ospedale ancora domenica: le sue ferite erano le meno gravi, i medici gli hanno dato una prognosi di una settimana; per l’altro 45enne, invece, si parla del doppio, 15 giorni, e ha potuto lasciare il Civile solo domenica mattina, 9 marzo, ancora profondamente sconvolto.

I carabinieri li hanno ascoltati entrambi e ancora torneranno a chiedere loro conto dell’accaduto, così come faranno con gli equipaggi delle altre due barche che si sono fermate sul luogo del naufragio per prestare soccorso; uno dei due gruppi è cliente del cantiere Beraldo, esattamente come l’indagato, che da circa tre anni sfrutta per il rimessaggio del suo sei metri la darsena di Ca’ Noghera.

Il relitto, comunque, domenica non è stato portato lì dove c’è il suo invaso: i vigili del fuoco, che sabato sera l’hanno recuperato dal fondale grazie all’impegno dei loro sommozzatori, inizialmente l’hanno ormeggiato in sicurezza ad una delle bricole del canale Dese, avendo cura che non affondasse di nuovo; solo domenica, con la luce, la barca danneggiata è stata trainata fino a un deposito: le sue condizioni hanno però reso sconsigliabile la scelta di Beraldo come meta finale, troppo stretto il canale che porta al cantiere, troppi i pali a margine, con le ovvie difficoltà di galleggiamento di uno scafo squarciato si è preferito un luogo più facilmente accessibile dal convoglio dei vigili del fuoco.

L’open è stato messo sotto sequestro nel pomeriggio di domenica, quando è arrivata la relativa carta dagli uffici del pubblico ministero, e ora è a disposizione esclusiva dell’autorità giudiziaria.

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Anna Rita Panebianco

Le indagini dei prossimi giorni dovranno fare ordine sulle diverse ipotesi che si rincorrono da sabato sera: lo schianto è avvenuto intorno alle 16.30, nella curva del canale più vicina a Ca’ Noghera; è possibile che la fretta fosse motivata dalla necessità di rientrare prima delle 17, orario di chiusura del cantiere Beraldo, dove non è possibile il rimessaggio autonomo. In ogni caso è facile intuire come il Brube viaggiasse a velocità sostenuta: dopo aver colpito la bricola l’open ha proseguito la sua corsa ancora per diversi metri prima di inabissarsi.

Il 45enne che teneva il timone è stato sbalzato in acqua, mentre per gli altri due il colpo si sarebbe concluso sempre entro lo scafo; e, in quel momento, Panebianco avrebbe sbattuto la testa contro qualcosa, riportando la ferita fatale. Difficile capire perché il motoscafo sia andato contro la bricola: un riverbero del sole sull’acqua, un guasto al motore, una perdita di controllo dovuta a una distrazione o a un problema, ogni ipotesi al momento ha la stessa dignità e proprio per questo la procura ha scelto di non lasciare nulla di intentato.

Venezia, intanto, tiene la fascia nera del lutto: la perdita della manager del Florian è stata un colpo tremendo, non solo per i colleghi dell’area marciana.

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