Venezia, tombe all’asta tra restauri e calcinacci
VENEZIA. Diciassette concessioni cimiteriali sono decadute nell’ultimo periodo sono appena rientrate nella disponibilità del Comune. Tra queste, alcune tra le cappelle private più prestigiose del cimitero di San Michele, con vetrate e mosaici d’epoca di gran valore. Sei di queste risultano liberate e pronte per essere vendute all’asta attraverso un bando pubblico curato da Insula e Veritas. Potranno concorrere per aggiudicarsi la concessione valida per 99 anni privati cittadini maggiorenni ed enti morali.
Il valore di stima risulterà dal valore di concessione, dal valore di costruzione (9-10 mila euro ogni metro quadrato), dal valore storico, dalla posizione. Influirà sui costi anche l’eventuale degrado, conseguenza di abbandono e incuria.
Siamo andati a controllare a che punto fossero i lavori di ristrutturazione delle sei cappelle appena liberate. Poche quelle visitabili. Le altre risultano inaccessibili perché sono in corso trattamenti con il diserbante.
Nella cappella Salviati i restauri, coordinati da Comune e Soprintendenza, sembrano già a buon punto. Le vetrate di ingresso sono state lucidate e rimesse a nuovo. I loculi con le bare sono stati aperti e svuotati: «così passa aria» spiega il custode. Pochi ancora i lavori da fare, tra cui le saldature indispensabili a fermare l’umidità che, dicono, crea grossi problemi. Le assi di legno che nascondono il loculo per le bare lasciano intravedere qualche centimetro di acqua stagnante. Stessa situazione nella cappella della famiglia Testolini.
Nella Azzano, invece, il tetto è crollato: i calcinacci ricoprono il pavimento e l’intonaco è totalmente sventrato a causa delle infiltrazioni d’acqua. La pioggia e le intemperie hanno fatto il resto. Uno spesso strato di polvere offusca i mosaici centenari di gran valore, rimasti ancora intatti, un tempo ornamento per le undici salme della cappella di famiglia. A causa del valore storico-artistico, per mettere mano ai mosaici serve l’avallo della Soprintendenza. Lo scenario non cambia, spostandosi nel campo numero 16 del cimitero.
La cappella Statua è tenuta socchiusa da un piccolo fil di ferro su un cancello completamente arrugginito. A stento sono riconoscibili i vani per le cinque salme e i dieci ossari. Il muro posteriore è ricoperto da vegetazione infestante. Un’altra cappella, quella della famiglia Rocca, poi, dimostra come non manchi il lavoro per i restauratori: la struttura è avvolta da un’impalcatura, con i pennelli degli operai a rimuovere anni di abbandono. Vengono ripuliti i mattoni e sostituiti quelli danneggiati in maniera irrecuperabile dalle lesioni. Da rinsaldare anche le strutture portanti, ormai pericolanti. «Da trent’anni lavoro qui» dice il custode «e in alcune cappelle non ho mai visto nessuno, neanche con un fiore». Una volta stimate le risorse necessarie al ripristino, sarà pubblicato il bando pubblico per le concessioni di 99 anni, da cui il Comune conta di ricavare una somma superiore al milione e mezzo di euro da destinare alla manutenzione dei cimiteri della città.
Le cifre di cui si parla, per una cappella privata, sono considerevoli. Il valore della cappella Salviati, quella meglio conservata tra le sei appena liberate, parta da una base di 315 mila euro, rilanciabili. Per la cappella Testolini si parla di 256 mila euro, 277mila per la Azzano, 287 mila per la Venier, addirittura 335 mila per la Venier, 192 per la Dell’Armi.
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