Venezia, tenta di strozzare la moglie per gelosia
VENEZIA. Il matrimonio nell’ottobre del 2016, la vita di coppia segnata dalla gelosia di lui e da alcuni episodi violenti nei confronti della donna. Una escalation culminata il 21 settembre 2017 quando l’uomo ha prima preso a botte la consorte, poi le ha stretto le mani al collo fino a farle perdere i sensi. Ieri la pm Alessia Tavarnesi ha chiesto che l’uomo, un tunisino di 30 anni residente a Dorsoduro, titolare di un negozio di abbigliamento in centro storico, venga condannato a 8 anni e 4 mesi per tentato omicidio aggravato, maltrattamenti in famiglia e lesioni. L’imputato, difeso dall’avvocato Mauro Serpico, ha chiesto al gup Alberto Scaramuzza di essere giudicato con il rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena.
Per i fatti del 21 settembre, il trentenne era stato arrestato e la gip Roberta Marchiori aveva disposto la custodia cautelare in carcere. Il difensore aveva impugnato l’ordinanza di custodia davanti al Riesame che aveva derubricato il tentato omicidio in lesioni, disponendo la scarcerazione e il divieto di avvicinamento dell’indagato alla donna. Il Riesame aveva sostenuto che il tunisino non volesse uccidere, tanto più che aveva desistito volontariamente. Ora il procedimento è arrivato davanti al giudice. Il difensore ha chiesto l’assoluzione per i maltrattamenti e la riqualificazione del tentato omicidio in lesioni. Sentenza il 16 aprile.
Stando alla ricostruzione della Procura, al culmine di un litigio in casa il tunisino avrebbe aggredito la donna, facendola finire a terra. A quel punto l’avrebbe colpita al volto con un pugno e, salendole sopra, l’aveva presa per il collo, imprimendo una forza tale per un tempo così lungo che la donna aveva perso i sensi. Una volta rinvenuta, la donna aveva cercato di difendersi ma il marito le avrebbe stretto nuovamente il collo, tanto da farla svenire nuovamente. Quando si era risvegliata, si era trovata stesa a letto, con il marito che le puliva il viso dal sangue e le diceva che bisognava chiamare il 118. La vittima era stata portata al pronto soccorso del Civile dove le venivano diagnosticati un trauma cranico e la frattura delle ossa del naso. Una volta dimessa, la donna era tornata da lui.
La pubblica accusa contesta al tunisino anche altri episodi di maltrattamento: uno il 6 giugno, quando l’aveva colpita con uno schiaffo al volto causandole un trauma cranico-facciale. «È nervoso per alcuni problemi con il permesso di soggiorno», lo aveva giustificato la donna che non l’aveva denunciato. L’altro l’8 settembre, quando la donna era stata vittima di una testata alla fronte. In quel caso era scattata la denuncia. Aggressioni, queste, legate da un denominatore comune: la gelosia. Nel capo d’imputazione viene ricostruito che l’uomo minacciava la moglie con frasi del tipo “Se mi lasci, ti taglio la gola”, “Se mi denunci, ammazzo te e la tua famiglia” e le impediva di uscire e di frequentare chi volesse.
Le volte in cui la donna riusciva ad uscire, lui la videochiamava per controllare che si trovasse effettivamente dove aveva detto di essere. Nel corso dei litigi, poi, la pm ha evidenziato nel capo d’imputazione come l’uomo impedisse alla consorte di chiedere aiuto, distruggendole per due volte il cellulare.
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