Venezia, tatuaggi e piercing per uno studente su cinque

VENEZIA. Tra gli studenti delle scuole veneziane sta prendendo sempre più piede la moda di riempirsi qualsiasi parte del corpo di tatuaggi e piercing.
Ben uno studente su cinque ha infatti dichiarato si aver scelto di modificare in questo modo l’aspetto del suo corpo per sentirsi meglio e farsi riconoscere dagli altri. È questo il dato che emerge da uno studio concluso recentemente dall’Istituto Universitario Salesiano di Venezia, che ha sondato il terreno tra i giovani di età compresa tra 14 e 19 anni in numerosi istituti superiori della provincia. Il risultato è che il 16% di loro ha scelto di farsi un piercing (soprattutto le ragazze), il 6,1 invece un tatuaggio, mentre solo il 2 per cento ha entrambi sulla pelle. In tutto i questionari distribuiti dallo Iusve sono stati 1.274.
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«Si tratta di due scelte diverse» afferma Salvatore Capodieci, docente di Psicologia dello Iusve e coordinatore scientifico del progetto. «Nel caso del piercing è una decisione reversibile e quindi i giovani sono più portati a sceglierla, mentre con i tatuaggi no. I dati rilevati finora indicano il tatuaggio come una rivendicazione del giovane della propria capacità di decidere su se stesso. Una scelta adulta, un segno di affermazione». Ed è il braccio la parte del corpo preferita per tatuarsi dagli studenti intervistati dal personale dello Iusve, seguito dal polso, le costole e il polpaccio. I meno gettonati sono nuca e piedi.
Tra chi ha deciso invece per il piercing, primo per distacco è ovviamente l’orecchio nei suoi vari punti in cui può essere perforato attorno al lobo o nella parte interna, quindi naso e ombelico. Ci sono poi la lingua e il capezzolo per i più azzardati. Senza contare che per un piercing ai minorenni è necessaria l’autorizzazione dei genitori, e tanti intervistati avevano meno di 18 anni.
L’indagine verrà ripresa nei prossimi anni, sottoponendo agli stessi soggetti le medesime domande a distanza di tempo. Obiettivo: quello di individuare le motivazioni che spingono gli adolescenti a prendere questa decisione. I dati si infittiscono man mano che l’età dello studente aumenta, con un punto di svolta intorno ai 16 anni, che si conferma l’età più attiva in questo contesto specifico di scelte. Se in prima superiore solo il 2,5% degli alunni pensa a tatuaggi e piercing da apporre al proprio corpo, in terza classe arriva già al 18%, supera quindi il 33% in quarta e il 42% l’anno successivo, l’ultimo prima di uscire dalla scuola. Accanto a questo aumenta anche la propensione al rischio, ovvero la ricerca di esperienze nuove, eccitanti anche se illegali, l’apprezzamento per le feste sfrenate e per il brivido che si può provare.

«L’unicità di questa ricerca», sottolinea infine Nicola Giacopini, direttore del dipartimento di Psicologia dello Iusve, «è di aver considerato il fenomeno dei tatuaggi nel contesto dello sviluppo personale, familiare e sociale degli adolescenti, per poter progettare e proporre insieme ai ragazzi esperienze di tempo libero allo stesso tempo attraenti e positive».
Simone Bianchi
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