Venezia, stop all’acqua alta in Basilica: lavori a metà maggio
VENEZIA. La Basilica di San Marco viene cinta d’assedio dall’acqua alta, una media di 900 ore l’anno: bastano 70-75 centimetri di marea, infatti, per impedire il libero accesso alla basilica.
Nella seconda metà di maggio, prenderanno il via i lavori che permetteranno di ridurre del 70 per cento gli allagamenti, intervenendo sui sottoservizi e i tombini - dai quali filtra l’acqua - lasciando all’asciutto la Basilica, i suoi preziosi marmi e mosaici dell’ingresso, almeno fino a quando la marea non raggiungerà gli 85 centimetri, perché a quel punto entrerà comunque “a cascata” dalla Piazza. I lavori inizieranno dal lato della piazzetta dei Leoncini, dove il cantiere farà base: l’intervento procederà per stralci e riguarderà una fascia di due metri e mezzo attorno alla Basilica.
«Nei mesi scorsi sono stati posati dei “tappi a vite” con guarnizione sui fori di collegamento con la rete degli scarichi piovani, dai quali risaliva l’acqua allagando il nartece, l’ingresso della basilica che andava sott’acqua per oltre 200 giorni all’anno», spiega il procuratore di San Marco, l’ingegnere Pierpaolo Campostrini, «ora avranno inizio i lavori all’esterno della basilica, intervenendo sui cunicoli sotterranei (i cosiddetti “gatoli”) e sulle caditoie, le forine. Verranno posate cinque valvole, “paratoiette” che chiudono la canaletta e impediscono così all’acqua di filtrare».
Nei giorni scorsi, la conferenza di servizio che ha dato il via libera al cantiere, che inizierà i lavori a partire dal 14 maggio, iniziando dalla Piazzetta dei Leoncini.
«Ci sarà uno spostamento della coda dei visitatori, verso il centro della Piazza», spiega il comandante della Polizia locale, Marco Agostini, «anche se sarà garantito sempre un ingresso per i visitatori e uno riservato alla preghiera, dalla porta dei Fiori».
Da cronoprogramma, sono previsti sei mesi di lavori, anche se il cantiere sospeso anche in occasione delle grandi festività, come quella del Corpus Domini e il Redentore.
Costo complessivo dell’intervento, 2 milioni e 200 mila euro: i lavori sono stati affidati all’impresa Renzo Rossi.
Il progetto per mettere all’asciutto - almeno per la gran parte dell’anno - la Basilica di San Marco faceva in origine parte di un pian molto più ambizioso, per isolare l’intera piazza San Marco con una guaina e un intervento sui canali sotterranei, della rete di cunicoli e tombini. Un progetto del Consorzio Venezia Nuova, bloccato dalla mancanza di finanziamenti dirottati tutti sul Mose (50 milioni di euro), ma per una serie di dubbi tecnici legati alla sigillatura dell’intera area marciana. Ora la Procuratoria ha ripreso in mano la parte del piano che riguarda la sola Insula di San Marco.
Il principio, studiato nel 1986 dal professor Augusto Ghetti dell’Istituto di Idraulica dell’Università di Padova e dalla Procuratoria a metà degli anni Ottanta, è basato sulla interclusione idraulica della rete di drenaggio delle acque esistente, con un intervento conservativo e di restauro dei gatoli esistenti.
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