Venezia, squero Tramontin a rischio, se ne va il maestro Tamassia

LA STORIA
Sembrava una favola triste con il finale allegro. Invece il sogno è finito presto. Lo squero Tramontin resta senza squerariol. E la produzione delle gondole col marchio della storica casa, fondata da Domenico Tramontin nel 1884, adesso è a rischio.
Roberto Tamassia, maestro d’ascia allievo di Roberto Tramontin, scomparso nel novembre del 2018, aveva raccolto l’eredità di un lavoro di eccellenza. Insieme a Elena e Elisabetta aveva lanciato appelli perché lo squero più famoso del mondo tenesse aperto. Sfida vinta. Le istituzioni a dare una mano, l’Ire, proprietaria dell’edificio, disposta a ridurre il canone di affitto, la solidarietà della città. In luglio il varo della prima gondola costruita interamente dall’allievo. Un futuro di speranza.
Ma adesso qualcosa si è rotto. Dissidi tra le sorelle e il maestro d’ascia, orari sempre più stretti, le comitive di turisti a visitare il cantiere. Così Tamassia ha raccolto i suoi attrezzi e se n’è andato.
Risultato, allo storico squero di Ognissanti l’attività si è fermata. Tamassia, toscano di nascita, a Venezia da trent’anni, è uno dei maggiori rappresentanti della scuola dei maestri d’ascia, che aveva contribuito a tenere in piedi per conto dell’associazione Artigiani. Aveva insegnato fino al 2011 nella scuola che ha sfornato giovani maestri d’ascia.

Poi, l’anno scorso, l’eredità di Tramontin, figlio d’arte del grande Nedis, a sua volta allievo ed erede di Domenico Tramontin. Il piccolo squero di Ognissanti, famoso in tutto il mondo, ha prodotto negli anni centinaia di gondole. Capolavori dell’arte nautica, fatte a mano, una diversa dall’altra. Le più belle gondole che hanno ospitato papi e Capi di Stato in visita a Venezia. «Ferrari dell’acqua» vanto di gondolieri e campioni del remo.
Poi di colpo tutto si è fermato. Tamassia ha raccolto l’eredità del grande Roberto, con cui aveva lavorato per anni, imparandone l’arte e i segreti. Nello scheletro di legno (il «cantiere») sono nate imbarcazioni da record. Una qualità difficilmente imitabile.
Tamassia ha anche mantenuto il suo lavoro di costruttore di barche tipiche veneziane in legno – ope, sandoli e sampierotte – alternando a questo il lavoro di costruttore di gondole. La prima varata tra i festeggiamenti dei tanti sostenitori nell’estate scorsa in rio di Ognissanti.

Poi qualcosa si è rotto nei rapporti tra lo squerariol e le giovani eredi di Tramontin.
Questione di orari e costi, di convivenza tra l’attività del cantiere e le visite turistiche, sempre più numerose, legate anche ai gruppi delle navi da crociera, che ormeggiano a poche decine di metri da Ognissanti e San Sebastiano. «Non ne voglio parlare, sono cose personali», dice Tamassia, «ma a un certo punto non ce l’ho fatta più. Ho preso i miei attrezzi e me ne sono andato».
Adesso il problema è garantire la continuazione dell’attività all’arte di Tamassia. «Sto cercando uno spazio adeguato», dice, «io voglio continuare questo lavoro».
Per il cantiere di Ognissanti adesso si attende di capire cosa intenderanno fare le due eredi. Un luogo di proprietà pubblica, che vanta oltre un secolo di storia illustre. Non potrà che essere destinato alla continuazione di un’arte soltanto veneziana, che i Tramontin hanno interpretato alla grande: la costruzione delle gondole. —
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