Venezia set di un video di parkour, è polemica. L’assessore D’Este: «Pericolo emulazione»

La Red Bull ha pagato 200 mila euro a Vela per poter sfruttare anche commercialmente le immagini del centro storico  

VENEZIA. Duecentomila euro lordi all’anno per poter sfruttare immagini di Venezia, poter girare video con accesso a particolari luoghi e partecipare come sponsor ad eventi. E' quanto paga la Red Bull, l’azienda della famosa bibita, a Vela per usare l’immagine della città a scopo pubblicitario.



Red Bull ha realizzato e messo in rete il video che vede un atleta di parkour compiere evoluzioni tra calli, tetti, ponti e barche per inseguire la sua amata mentre degli improbabili poliziotti cercano di fermarlo. Video che rischia di creare emuli, pronti a calare in centro, da ogni dove, per provare quelle emozioni.



Red Bull, sponsor della scorsa edizione del Carnevale, ha postato il nuovo video pubblicitario ambientato in città, che ha sollevato qualche perplessità tra chi sostiene che Venezia non sia un eterno set e chi invece è felice che la città ispiri nonostante tutto storie d’amore un po’ folli, come i parkour.

La trama dello spot “Cashing love” (Inseguendo l’amore) vede protagonista uno dei più forti parkour del mondo: Pasha Patkuns. Lui e la fidanzata arrivano a Venezia per il Redentore. Lui si fa fotografare in bilico su un vaporetto da cui cade in acqua. A quel punto inizia l’inseguimento per ritrovarla. Patkuns salta da ponti su barche, vola sulle vere da pozzo e arriva sul tetto della Marciana. E alla fine ritrova la ragazza durante i fuochi del Redentore.

«Speriamo che non ci siano ragazzi che lo vogliano imitare. Purtroppo c’è gente che ha perso il buonsenso, basta pensare al marinaio che si è buttato dal Ponte di Rialto ed è finito sul motoscafo ed è morto» sottolinea l’assessore alla sicurezza Giorgio D’Este. «Noi con il nuovo regolamento di polizia urbana cerchiamo di far fronte a questi comportamenti incivili. Ma ripeto ci deve essere soprattutto il buon senso delle persone che spesso lo perdono per una manciata di like sui social dove postano le loro bravate».

Chi, come Matteo Secchi di venessia.com da una vita si batte contro il degrado e l’aggressione turistica della città pensa, invece, che: «Venezia non abbia bisogno di pubblicità, mentre la Red Bull sì. Io sono per la libertà comunque e se uno vuole venire a girare un video venga pure. Ma deve pagare. E bene, perché vale per rutti, Red Bull compresa, la pubblicità per assurdo può essere più dannosa che utile alla città».

«Come M5S siamo felici che grandi aziende scelgano Venezia come location per girare spot, come anche auspichiamo la creazione di un distretto del cinema» dice il consigliere dei grillini Sara Visman «Siamo altresì convinti che un filmato di fantasia, come lo spot pubblicitario della Red Bull, non sia da considerarsi uno sfregio alla città e causa di eventuale emulazione. La tempistica che si è creata con la discussione del nuovo regolamento di polizia urbana sull'introduzione del Daspo urbano (da noi molto criticato), può essere causa di strumentalizzazioni. È nostra intenzione, invece, discutere nel merito articolo per articolo lasciando da parte le provocazioni». 


 

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