«Venezia sempre ospitale con gli ebrei»

Rab Bahbout, nuovo rabbino capo, spiega le ragioni della giornata dedicata al ricordo delle persecuzioni
BADIA POLESINE 15/12/2014 APERTURA DEL NUOVO TRATTO DELLA VALDASTICO SUD DA SANTA MARGHERITA D'ADIGE (PADOVA) ALLO VINCOLO CON LA SS434 - TRANSPOLESANA - NEL COMUNE DI CANDA (ROVIGO) NELLA FOTO: IL PRESIDENTE DELLA REGIONE DEL VENETO LUCA ZAIA PH ZANGIROLAMI
BADIA POLESINE 15/12/2014 APERTURA DEL NUOVO TRATTO DELLA VALDASTICO SUD DA SANTA MARGHERITA D'ADIGE (PADOVA) ALLO VINCOLO CON LA SS434 - TRANSPOLESANA - NEL COMUNE DI CANDA (ROVIGO) NELLA FOTO: IL PRESIDENTE DELLA REGIONE DEL VENETO LUCA ZAIA PH ZANGIROLAMI

Rav Scialom Bahbout è nato a Tripoli in Libia nel 1944. È stato docente universitario di fisica per 35 anni, ha ricoperto la cattedra rabbinica a Bologna, a Napoli e nel Sud. Il neo rabbino capo della Comunità ebraica di Venezia si è insediato lo scorso 23 novembre presso la Sinagoga Spagnola. Nel discorso di insediamento Rav Bahbout ha ricordato che Venezia e il Veneto accolsero con favore gli Ebrei espulsi dal Meridione. Essi contribuirono fin dai primi momenti alla vita e all’economia della Serenissima e del Veneto. È autore di libri e studioso delle problematiche dei discendenti degli ebrei marrani convertiti al cristianesimo. Tra le passioni: lettura di gialli e buona tavola.

Rav Bahbout oggi è il Giorno della Memoria?

«È un giorno importante, ed è importante che le altre persone ricordino perché il popolo ebraico ha varie occasioni di memoria».

Quali sono?

«Lo Yom HaShoah, ossia, la Giornata del ricordo della Shoah. Cade in primavera in corrispondenza della rivolta nel Ghetto di Varsavia, 1943. La giornata ricorda anche l’eroismo del popolo ebraico che si è opposto nei campo di concentramento. Nonostante tutto ha continuato a osservare i precetti con un’opposizione attiva al tentativo dei nazisti di ridurre le persone a degli oggetti».

Quali altri giorni della memoria?

«Il giorno più indicato è quello che ricorda la distruzione del Santuario, della cacciata degli ebrei dalla Spagna e dai territori di dominio spagnolo compresa anche l’Italia meridionale. Non dimentichiamo questo fatto. Gli ebrei furono cacciati a seguito dell’editto del 31 marzo 1492 da Isabella, nominata erede al trono di Castiglia. Una data che tutti hanno dimenticato, tranne gli ebrei che la ricordano nel giorno del digiuno che ricorre il giorno 9 di Av».

Di che cosa non ci si deve mai dimenticare?

«Che si tratta di persone. In tutte le manifestazioni ebraiche che ricordano la Shoah non si ricorda in maniera generica, ma si ricorda nome per nome».

Che cosa si celebra nel Giorno della Memoria?

«Ci sono due aspetti. Innanzitutto dobbiamo celebrare quelle persone coraggiose e buone che hanno aiutato gli ebrei durante la Shoah. Nei confronti di queste persone, che hanno dimostrato che si può e si deve essere solidali, abbiamo un dovere di riconoscenza. Bisogna ricordare il bene che è stato fatto e che non fa notizia. Si deve portare ad esempio nella società. Questo va celebrato. Ecco perché Israele nell’ambito del museo di Yad Vashem ha dedicato uno spazio particolare ai Giusti del mondo. Questo è molto importante. Poi dobbiamo ricordare quelle persone che hanno fatto del male. Erano del tutto normali. Lentamente sono cadute nella voragine del male e non erano più capaci di tornare indietro».

Cosa dire dei recenti atti terroristici nel supermercato kosher a Parigi?

«E quello verso il marocchino ferito, subito ammazzato dai musulmani e verso i bambini uccisi a Tolosa nella scuola ebraica nel 2012? A questi atti efferati bisogna che l’Europa reagisca. Ricordiamo che bisogna educare a fare il bene perché alla fine il male è un boomerang. La Germania ha avuto un lungo periodo in cui era in condizioni difficili. Il male lascia dei segni, il bene pure».

Su questo argomento così è scritto nei Dieci comandamenti?

«Che il Signore fa il bene fino a mille generazioni. Chi fa il male può avere una risposta fino a quattro generazioni, poi il bene finisce per prevalere. È più produttivo costruire che distruggere».

Nadia De Lazzari

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia