Venezia, secondo volantino anonimo contro il patriarca. Immortalato il responsabile

Lo scritto firmato Fra.Tino accusa il presule di non accorgersi di cosa accade e sembra dettato da uno che conosce bene le dinamiche interne alla diocesi: ma alcune telecamere lo hanno ripreso
Una persona cerca di togliere i volantini affissi dall'anonimo "corvo"
Una persona cerca di togliere i volantini affissi dall'anonimo "corvo"

VENEZIA. Una persona sarebbe stata individuata come il responsabile dell'affissione di volantini diffamanti nei confronti di alcune sacerdoti e del Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia. Ad accertarlo, in base all'esame delle immagini delle telecamere di sorveglianza nella zona delle affissioni, sono stati i Carabinieri della Compagnia di Venezia, che stanno acquisendo ulteriori filmati.

Il cerchio si stringe attorno al responsabile di un atto che sta facendo parlare tutta la città.

Un attacco al Patriarcato in due capitoli.

Martedì era apparso in vari punti della città, partendo dalla chiesa di San Zulian un volantino anonimo che al titolo «Basta scandalose protezioni, basta pavidi timori», accusa va pesantemente il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia di tollerare i comportamenti sconvenienti (si parlava in particolare di pedofilia e omosessualità) di cinque sacerdoti della Diocesi veneziana, facendone nomi e cognomi. Durissima la reazione del Patriarcato, che aveva presentato in Procura una denuncia per diffamazione aggravata versi ignoti e emesso un comunicato in cui dichiarava «destituite di ogni fondamento» le accuse mosse al Patriarca e ai sacerdoti coinvolti nello scritto.

Mentre erano già scattate le indagini dei carabinieri di Venezia, mercoledì è apparso un secondo volantino di fatto anonimo, in questo caso firmato «Il povero Fra.Tino» e che ha portato il sindaco Luigi Brugnaro a twittare la sua solidarietà al patriarca Moraglia: "A nome mio e della Città esprimo al nostro Patriarca Francesco e ai sacerdoti veneziani la più sincera vicinanza. Gettare accuse mascherandosi dietro l’anonimato di infamanti volantini appesi a deturpare la bellezza di #Venezia è un gesto vigliacco."



In questo secondo scritto il bersaglio è ancora più esplicitamente i
l Patriarca Moraglia
, anche in relazione alla tormentata vicenda della rimozione di
don Massimiliano d’Antiga
dalla guida delle chiese di San Zulian e San Salvador, anche in seguito alle denunce pubbliche apparse in altri volantini, questa volta attribuiti al movimento di estrema destra Forza Nuova e in particolare al dottor
Alessandro Tamborini, c
he da tempo aveva condotto una «battaglia» nei confronti del sacerdote, attaccandolo per la gestione disinvolta amministrativa con il coinvolgimento dei familiari nell’amministrazione delle due parrocchie.

Nel nuovo volantino si parla tra l’altro di «riuscito» azzeramento di don d’Antiga, ipotizzando una corrispondenza diretta tra la rimozione del sacerdote decisa dal Patriarca e le denunce di Tamborini, da cui poi Moraglia avrebbe preso le distanze anche per il suo profilo politico e alcuni precedenti penali. E accusando ancora una volta Moraglia di non controllare lo stile di vita dei membri della Diocesi veneziana.«Ho già presentato denuncia per diffamazione» commenta Tamborini «per questo volantino come per il precedente dichiarando anche la mia estraneità a fatti e circostanze che non mi appartengono per forma e condotta. Credo che piuttosto per individuare l’autore di questi volantini diffamatori, andrebbero svolte piuttosto indagini nell’ambito dello stesso don d’Antiga, che ha reagito duramente alla sua rimozione che non è stata decisa da Moraglia, ma direttamente dalla Nunziatura Apostolica del Vaticano, dato che il giorno prima dell’emissione dei suoi provvedimenti, il patriarca Moraglia si trovava a Roma per l’inaugurazione del presepe di sabbia di Jesolo. Mi sembra chiaro che questi volantini anonimi» redatti da persone bene informate delle problematiche e delle situazioni del Patriarcato «abbiano come una valenza vendicativa, cercando di colpire oltre alla figura del Patriarca, anche quella di altri sacerdoti influenti della Diocesi veneziana. Chi può nutrire motivi di risentimento così forte verso il Patriarca e il suo ambito non può essere altri, secondo me, di chi ha motivo di nutrire verso di lui un forte risentimento personale. Si cerca, a questo scopo, anche di coinvolgermi in modo improprio». —

 

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