Venezia, ruba i quadri antichi e li sostituisce con copie

Un collaboratore familiare cingalese li aveva sottratti dalle case dei vip in cui prestava servizio. Al loro posto riproduzioni fotografiche. I datori di lavoro - un’anziana contessa, un medico e un professionista - sono stati avvertiti dai carabinieri. «Non ci eravamo accorti di nulla»
Mion Interpress Veneziam 14.01.2011,- éalazzo Ducale, Conf.Stampa Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, per il ritrovamento del dipintom olio su tela 44x45 cm. attribuito a Francesco Guardi.- Nella la tela "San Lazzaro dei Mendicanti" Ritrovata tela del Guardi dai CC. Tutela Patrimonio Culturale di Venezia
Mion Interpress Veneziam 14.01.2011,- éalazzo Ducale, Conf.Stampa Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, per il ritrovamento del dipintom olio su tela 44x45 cm. attribuito a Francesco Guardi.- Nella la tela "San Lazzaro dei Mendicanti" Ritrovata tela del Guardi dai CC. Tutela Patrimonio Culturale di Venezia

VENEZIA. Rubava i quadri nelle lussuose case in cui aveva prestato servizio, ma i suoi datori di lavoro, un’anziana contessa, un medico e un altro professionista, neppure si sono accorti, se non poco meno di un anno dopo, che le loro opere d’arte erano sparite perchè lui le sostituiva con riproduzioni fotografiche della stessa opera. Nei giorni scorsi i carabinieri della Radiomobile di Mestre hanno fermato un cinquantenne cingalese da anni in Italia per numerosi furti di opere d’arte: i quadri scomparsi sarebbero almeno una ventina da tre case divese, quelle della contessa e del professionista sono nella zona di campo Santo Stefano, quella del medico in campo San Vio. Ieri, difeso dall’avvocato Carlo Costantini, l’extracomunitario è stato interrogato dal giudice veneziano Alberto Scaramuzza, che ha convalidato il fermo: l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere.

I fatti sarebbero avvenuti nel dicembre dello scorso anno. Con il cingalese arrestato avrebbero collaborato un connazionale più giovane e un italiano, che per ora sono liberi: lui è stato bloccato dai militari dell’Arma perchè stava per lasciare l’Italia e c’era il pericolo che non tornasse più. Il «colpo» più facile lo avrebbe commesso nella casa dove stava prestando servizio come uomo tuttofare. Aveva le chiavi dell’appartamento e soprattutto la fiducia del suo datore di lavoro, così ha agito indisturbato: prima ha scelto i quadri da riprodurre e lo ha fatto con calma, uno alla volta, quindi li ha portati via, naturalmente sostituendoli con le copie. Sembravano davvero gli originali perchè lasciava la loro cornice e soprattutto sceglieva le opere meno illuminate, insomma sistemate in luoghi della casa con meno luce. Chi è abituato a vederli da anni non si è accorto di quel cambiamento se non quando è stato avvertito dagli investigatori. Ed è stata una vera sorpresa.

Ancor meglio è andata nel palazzo delle vecchia contessa, visto che nel frattempo era deceduta e gli eredi non hanno capito subito che alcuni dei quadri della loro cara erano stati sostituiti con delle copie. Quella casa l’extracomunitario la conosceva perchè vi aveva prestato servizio in precedenza. Sapeva anche come entrare senza difficoltà e presumibilmente aveva conservato una copia delle chiavi del portone d’ingresso. Per il «colpo» in casa del medico, un romano che utilizza l’appartamento solo in alcuni periodi dell’anno, il cingalese per entrare ha utilizzato le chiavi che un connazionale assunto a servizio dal professionista, prima di tornare in Sri Lanka, gli aveva ceduto. Anche in questo terzo appartamento, dunque, ha potuto operare in tutta tranquillità. Prima è entrato per scegliere le opere da portare via, sempre quelle più defilate e meno in vista, quindi ha fatto le riproduzioni, infine si è preso gli originali e li ha sostituiti con le copie.

A tradirlo è stato uno dei suoi due complici, cingalese come lui: ha raccontato tutto ai carabinieri del Nucleo Radiomobile mestrino, forse per ottenere in cambio qualche favore, ma per ora gli investigatori dell’Arma non vogliono rivelare come sono andate davvero le cose, anche per non svelare tutte le carte che hanno in mano. Hanno coinvolto il pubblico ministero Giorgio Gava, che ha dato il via libera per il fermo dell’extracomunitario che stava per lasciare Venezia per raggiungere il suo paese. Prima hanno accertato se colui che aveva confessato aveva raccontato il vero: non è stato difficile appurare che nelle tre case in questione c’erano almeno una ventina di quadri sostituiti da riproduzioni e che in quella del professionista residente in campo Santo Stefano prestava servizio il cingalese amico del collaboratore. le indagini, comunque, proseguono per stabilire se vi siano altre opere d’arte trafugate e sostituite.

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