Venezia, rivolta contro i graffiti
Scritte, firme, appelli, insulti, moniti politici, disegni, dichiarazioni d’amore. C’è di tutto nelle facciate imbrattate di tanti, troppi, palazzi veneziani. A ogni passo, ci si imbatte nel “contributo” spiacevole di volti senza nome che, muniti di bombolette, danneggiano indisturbati le facciate di edifici e abitazioni private.
A molti residenti è capitato di svegliarsi una mattina e trovarsi la porta di casa “decorata” da ghirigori colorati e disegni senza senso, che si trovano costretti a cancellare da soli, con spugne e pennelli. C’è chi, per prevenire il danno, ha iniziato a mettere le telecamere di sorveglianza, con tanto di “cartello” che scoraggia gli atti di vandalismo, e c’è chi, come la pittrice tedesca Antje Tesche-Mentzen, invita i veneziani a farsi sentire contro questo modo di manifestare il proprio pensiero, che porta solo a degrado e disagi per chi vive in città.
La signora Tesche-Mentzen, che da trent’anni vive in fondamenta dei Cereri, si è armata di guanti e pennelli per ripulire la facciata del suo palazzo dalla scritta “Venezia è antifascista”, apparsa il 29 marzo durante l’omonima manifestazione. «Non ho nulla contro chi manifesta», dice. «Ma non capisco perché debbano essere i residenti a subire danni come questi. Così non si difende la città, la si rovina e basta». Lungi dal chiamarli “graffiti”, perché di artistico non hanno nulla, questi atti di vandalismo disturbano e costringono gli abitanti a spendere tempo e denaro per porre rimedio allo “sfogo” di ignoti, che lasciano il loro segno e se ne vanno. «Mi sembra che i veneziani non prendano veramente in mano la situazione», dice Antje. «Mentre dipingevo, si sono fermati in molti a guardare e, scoraggiati, mi hanno detto: “È tutto inutile, ritorneranno”». «Non sono d’accordo: dobbiamo farci sentire e rispondere a questi gesti con la loro stessa arma. Se tornano, pulirò il muro un’altra volta».
La manifestazione “Venezia è antifascista” del 29 marzo scorso ha portato a una “escalation” di scritte in giro per la città. E l’assessorato ai Lavori pubblici del Comune di Venezia ha preso in mano la situazione: «Gli operatori di Insula sono stati incaricati di ripulire gli edifici pubblici», conferma l’assessore Alessandro Maggioni. «Ma anche i privati possono segnalare i danni, inviando una foto alla mail assessore.maggioni@comune.venezia.it: ogni caso verrà valutato e, previa autorizzazione del privato, provvederemo alla pulizia». «Associazioni veneziane e nazionali di volontari ci aiutano molto nella pulizia degli edifici e dei monumenti storici, e ne è un esempio la pulizia del ponte di Rialto, alla quale ha collaborato il gruppo Facebook “I nostri masegni puliti e splendenti”», aggiunge Maggioni. «Ma la speranza è quella di non subire più danni del genere. Manifestare è sacrosanto, ma non è questo il modo di aiutare e difendere la città».
L’artista Antje Tesche-Mentzen, che come altri residenti solleva il problema di un degrado che non conosce fine, insiste: «Mi chiedo perché non siano in campo iniziative utili a prevenire questi atti di inciviltà, che francamente mi meravigliano: chi può avere interesse a trattare così male Venezia? Chi manifesta a sua difesa? Mi sembra assurdo».
Antje Tesche-Mentzen avanza una serie di proposte, che vanno dal coinvolgere gli studenti dell’Accademia nelle operazioni di pulizia delle scritte, all’organizzazione di eventi e concorsi che invitino i giovani a realizzare graffiti e murales. «Ma, prima di tutto, bisogna insistere sull’educazione civica: se nel 2014 ci sono ancora persone che agiscono così, e con questa leggerezza, si vede che non è stato fatto abbastanza».
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