Venezia, riva crolla in Bacino San Marco a causa del moto ondoso

Da un anno, la situazione si è aggravata in un continuo rimpallo di competenze Zaccariotto: «Spetta al Magistrato alle Acque, ma interverremo con le palancole»

VENEZIA. La riva tra la Pietà e Riva degli Schiavoni cade letteralmente a pezzi, in bacino di San Marco: non da oggi, ma da più di un anno. E nessuno è sinora intervenuto per riparare un danno gravissimo sia per dimensioni, sia per il pericolo pubblico (lungo una riva percorsa da centinaia di barche ogni giorno e accanto al pontile Actv per Punta Sabbioni con le sue decine di migliaia di passeggeri). Un’emergenza-viabilità grave anche per l’immagine di una città “a pezzi” sotto gli occhi del mondo, in un rimpallo di competenze che dura da più di un anno: si bussa alla porta di Ca’ Farsetti e si viene rimbalzati a quella del Magistrato alle Acque, trattandosi di una riva del demanio marittimo.



La Nuova ha pubblicato le foto del grave cedimento già nel novembre del 2016. Nei giorni scorsi, sui social Cesare Peris ha rilanciato un’immagine della devastazione della riva oggi. Ovviamente, passato un anno, sempre più a pezzi: masegni e pietra d’Istria stanno collassando, schiaffeggiati dal moto ondoso che ha portato via la terra. Un anno passato senza interventi si è portato via anche i cartelli di allerta e le recinzioni per impedire alle persone di passare: lato Pietà restano alcune assi di legno pericolanti a loro volta, mentre in Riva degli Schiavoni una transenna accartocciata non impedisce certo di avvicinarsi alla pavimentazione tutta sconnessa, con il rischio di farsi male.

Ora, forse, qualcosa si muoverà: da parte del Comune. «Intanto ho dato indicazioni perché Insula metta in sicurezza la zona, con transenne adeguate», commenta l’assessora ai Lavori pubblici, Francesca Zaccariotto, «è comprensibile che i cittadini si domandino come sia possibile che la situazione sia questa, ma purtroppo c’è un problema importante di competenze, che determina queste ed altre situazioni: la riva lungo il bacino San Marco spetta al Provveditorato alle opere pubbliche, al quale abbiamo segnalato da tempo la questione, proponendo anche due progetti. Il problema è che il Magistrato alle acque non ha soldi, noi non abbiamo le competenze - uno dei tanti motivi per i quali dal primo giorno il sindaco Brugnaro chiede al governo di riunirle in capo al Comune - ma certamente la questione va affrontata». «Una soluzione tampone, che a questo punto non può essere rimandata», conclude Zaccariotto, «è quella di isolare l’area dall’acqua con delle palancole, per impedire che il moto ondoso continui a far danni, permettendo l’intervento a terra. La soluzione corretta, però, sarebbe quella di impermeabilizzare le fessure, ma avrebbe un costo importante. Solleciteremo il via libera del Magistrato alla soluzione tampone, a spese del Comune: ma per i lavori bisognerà attendere primavera».


 

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